Una comunità al maschile

Essere cappellano militare significa spesso operare in un ambiente esclusivamente maschile, cosa non comune in tempi di artificiosa e forzata promiscuità politically correct. Ma cosa comporta l'operare in una realtà umana ed ecclesiale di questo genere? La maggior parte della gente vive ed opera in ambienti misti e non è semplice capire subito le leggi non scritte che regolano la vita di una comunità del genere. Se da un lato la "minore varietà" comporta un relativo impoverimento, dall'altro non mancano occasioni di maturazione e anche esperienze umane straordinarie. La risposta dunque è più complessa di quanto non sembri ed è tutt'altro che ovvia: bisogna imparare ad amare una comunità così, bisogna accettare le numerose lezioni che offre, soprattutto quando l'apostolato deve basarsi sulla condivisione autentica e sulla concretezza, sui fatti molto più che sulle parole, sulla fede come esperienza vissuta e non come superficiale proposta cultuale. Molti uomini si dichiarano non credenti semplicemente perché non hanno mai incontrato qualcuno che gli abbia spiegato che cosa significa veramente credere in Dio e, soprattutto, quale legame ci sia fra il credere e l'amare. Chi ritiene di poter annunciare il Vangelo agli uomini suscitando semplicemente emozioni sceglie una pessima strada e non svolge certamente un buon servizio. Un uomo chiede fatti concreti.

Generalmente in una comunità così non c'è molto spazio per il facile sentimentalismo cosa talvolta diffusa negli ambiti dell'associazionismo religioso. Questo non significa assolutamente che non ci sia spazio per l'affetto e la stima reciproca; significa solo prendere atto di una caratteristica dell'affettività maschile, fatta più di gesti silenziosi e discreti che di parole e di manifestazioni chiassose. Il cuore dell'uomo è geloso della sua intimità e spesso, se rispettato, sotto un'apparenza ruvida, rivela una sensibilità straordinaria. È importante capire e accettare questa realtà interiore se si vuole instaurare un rapporto duraturo e positivo. L'impressione iniziale può essere quella di un mondo freddo - e molti purtroppo si fermano a questa prima impressione -, invece, è proprio la ricchezza interiore ad esigere silenzio e sobrietà. L'uomo, spesso, non ama essere posto al centro dell'attenzione. Forse è proprio questa la ragione per cui parla poco di sé, e conosce la propria realtà meno di quanto si pensi.

 

Educazione e paternità

Indubbiamente anche i costumi sociali e l'educazione hanno il loro peso. È innegabile per esempio che, sotto l'aspetto dell'educazione affettiva, della spiritualità e della cura della persona, i ragazzi siano stati spesso più trascurati dai genitori rispetto alle ragazze. È un grave errore, oltre che un grave torto, perché la ricchezza affettiva dell'uomo richiede una statura spirituale e morale di notevole spessore. Soprattutto nel delicato periodo dell'adolescenza c'è un oceano immenso di energie affettive e fisiche da educare e da integrare.

L'adolescente - uomo del domani - va educato ad acquisire il dominio di sé che è fatto di disciplina, di spirito di conquista ma - soprattutto - di amore. Un amore retto e sano anche per se stesso, per la propria dimensione spirituale ma anche corporea che esige una cura attenta. La stima di sé e della propria corporeità, ecco una cosa di cui l'adolescente ha un grande bisogno. Bisogna dire chiaramente che disprezzare se stessi e la propria identità sessuale significa disprezzare un dono di Dio. Il passaggio dall'adolescenza all'età adulta è difficile ed è talvolta traumatico. L'adolescente va educato anche ad un nuovo senso estetico di sé, va educato - anche questo è importante - alla bellezza virile che è la bellezza stessa della paternità, una bellezza non sensuale, meno evidente, meno fisica di quella della donna e del bambino ma ben più profonda. La bellezza maschile adulta non dipende tanto dai singoli tratti quanto dall'insieme della persona; è la bellezza della sintesi più che dell'analisi, dell'interiorità più che dell'esteriorità.

 È una bellezza fatta di forza - anche affettiva - e di sicurezza, di dinamismo e di stile, di decisione ma anche di indulgenza, di esperienza e di inesauribile entusiasmo, di competenza e di voglia di conoscenza, di umiltà e di spirito di conquista, di responsabilità e di senso del rischio... di senso dell'infinito: la paternità umana è una splendida immagine della Paternità di Dio. Paternità che non è fine a se stessa ma fa dell'uomo un dono per l'altro. Ecco, anche la cura di sé comporta l'essere per gli altri. Realizzare se stessi deve essere un imperativo non dell'egoismo, ma dell'altruismo: essere migliori per offrire il meglio.

Un valore molto sentito nella comunità maschile è quello della lealtà, un valore che generalmente persiste anche di fronte a dispute vivaci. Vivaci ma solitamente di breve durata: il rancore persistente non è frequente nell'uomo. Spesso la lealtà si manifesta nello spirito sportivo, in una competizione costruttiva che porta all'emulazione reciproca e alla fraternità. È straordinario vedere come, anche in mezzo ai rischi e ai pericoli della vita militare, si formino e si cementino amicizie solide e durature, a tutta prova. Amicizie per le quali si è veramente disposti a rischiare la vita per l'altro, in un silenzio fatto di gesti concreti e generosi, senza esaltazione e senza vani rimpianti.

L'educazione dell'uomo è un compito straordinariamente complesso perché deve essere capace di conciliare realtà solo apparentemente opposte: la forza con la tenerezza, l'equilibrio e la fermezza d'animo con la sensibilità, l'aggressività e l'amore al rischio con lo spirito costruttivo e il senso di responsabilità. Qualcuno potrebbe obiettare che anche le ragazze vanno educate così, la qual cosa - a dispetto del politically correct - è falsa, o meglio, richiede diverse modalità e sottolineature. Spesso dietro obiezioni come questa si nasconde la demagogia tipica delle società del nostro tempo che con i mass media pone le premesse per atteggiamenti tanto irrazionali quanto deleteri. Obiezioni irrazionali perché non tengono conto dell'importanza notevole, spesso determinante, che l'identità, anche sessuale, ha nella vita della persona umana. Ci sono specifiche identità, maschile e femminile, che vanno sviluppate, formate e difese; identità che ovviamente non sono contrapposte ma che hanno un valore loro proprio e sono in un rapporto complementare. Si cade nel ridicolo quando da un lato si esalta il pluralismo e dall'altro si pretende di livellare addirittura l'identità sessuale. Sono le contraddizioni di una società malata che ha perso ogni punto di riferimento e che non distingue più ciò che è davvero importante da ciò che non lo è.

 

 Uomini

 

 

 

Tutelare l'identità sessuale

Tutelare l'identità sessuale significa rendere ragione all'identità della persona che esige di essere amata e rispettata fin nelle sue fibre più intime. L'egualitarismo supino e la promiscuità squilibrata delle nostre società rischiano di creare disorientamento e profondi disagi nello sviluppo della personalità. Un'identità sessuale poco chiara potrà dar luogo, nel tempo, a problematiche comportamentali e affettive anche molto gravi. Ciò è vero in misura maggiore per le giovani generazioni che non hanno avuto quei punti di riferimento che, in linea di massima, hanno avuto le precedenti. È una realtà che anche il mondo politico deve tenere presente per il bene delle future generazioni. Chi è nato e cresciuto in una famiglia integra e gode di una formazione equilibrata, chi non ha conosciuto il dramma della separazione dei genitori, accetterà facilmente proposte egualitariste e demagogiche, al riparo da ogni rischio, non così - purtroppo - per coloro che verranno. Sviluppare e rispettare la specifica dignità e identità sessuale non è la base per future discriminazioni ma per il futuro benessere dell'individuo e della collettività.

 

 

 

 John Wayne

John Wayne

 

John Wayne, nome d'arte di Michael M. Morrison, attore cinematografico statunitense (1907-1979). Attore fra i più amati, ha interpretato magistralmente figure di uomini del selvaggio West. Notevoli furono anche le interpretazioni nel genere bellico. Fra i film più famosi si annoverano: Ombre rosse (1938), Il massacro di Fort Apache (1948), Il fiume rosso (1948), Un uomo tranquillo (1952), Il pistolero (1976). Diresse La battaglia di Alamo (1960) e I berretti verdi (1968). Seppe interpretare spesso una figura di uomo ideale, di eroe esigente ma umano, amante del rischio e dell'avventura ma tutto sommato positivo ed equilibrato. L'industria cinematografica odierna spesso propone volutamente modelli di uomo insicuri e negativi in ossequio alla politica globalista del «women's empowerment»; un uomo senza il senso della dignità e dell'onore, svuotato della propria identità e di ogni ruolo creativo. Un modello indeciso ed esitante, insicuro e pressoché fallimentare, spesso incarnato dai personaggi interpretati da Dustin Hoffman; insomma, un modello da rispedire senza alcun dubbio al mittente.

 

 

 

Chi si illude di promuovere la dignità della donna omologandola al modello maschile, non solo ne riconosce implicitamente la sua vacuità, ma rischia di arrecare, soprattutto - ma non solo - alla personalità femminile, un danno incalcolabile. La realtà è che se non esiste uno specifico femminile e se la donna non può realizzarsi in base ad esso, si deve ammettere che il suo essere è privo di senso, la qual cosa ripugna alla logica. No, è più credibile il fatto che le nostre demagogie siano radicalmente sbagliate. L'educazione non può che mirare a creare uomini e donne sicuri di sé e delle proprie capacità; sicurezza che non è presunzione, ma tanto meno elevazione del dubbio e dell'incertezza sistematica a stile di vita.

Amare l'uomo vuol dire accettare ed amare la sua identità reale, piaccia o meno agli ideologi e agli opinionisti di turno. Quegli opinion leaders che hanno paura dell'uomo vero, della sua libertà e della sua dignità. L'ideologia ha bisogno di uomini-larva senza certezza e identità, succubi sotto la sferza della paura o sotto la lusinga dell'edonismo. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di uomini dalla personalità forte, sicura, capace di andare contro corrente e gelosa tanto del dominio di sé quanto dell'altrui libertà; tanto coscienti della propria dignità quanto liberi dalla schiavitù della presunzione.

 

 Giovanni

 

 

 

Identità e vita di relazione

Qual è il maggiore rischio dell'uomo? Non c'è una risposta univoca, sicuramente però una delle più sconcertanti è l'incapacità di prendersi sul serio, di riflettere su di sé, di non considerare con sufficiente attenzione la propria dignità. La superficialità, si sa, porta con sé anche l'immaturità; quell'immaturità cronica e talora infantile di cui sembrano soffrire quegli uomini incapaci di affrontare seriamente ogni vita di relazione.

È la conseguenza di discutibili e approssimative forme di educazione che non è più possibile accettare e perpetuare. Con un'espressione sintetica sarebbe il caso di dire che l'uomo va educato e orientato all'uomo, ossia all'altro. Il disprezzo della donna deriva da una carenza nell'educazione al senso e alla dignità della persona che è, nella fede cristiana, immagine e somiglianza di Dio, tempio della sua presenza nella sua duplice e imprescindibile dimensione spirituale e corporea. L'uomo deve essere cosciente di questo tanto più quanto la società - e non di rado paradossalmente la donna stessa - cercano di orientarlo in tutt'altro senso. Anche questo è un argomento che va affrontato con chiarezza e decisione. Se è vero che spesso la donna è vittima della violenza è altrettanto vero che non di rado usa della sua persona come strumento di affermazione personale; uno strumento che spesso però ha i suoi effetti collaterali.

Senza fare ingiuste generalizzazioni è un fatto innegabile di cui tener conto. Quante volte ci si trova di fronte al naufragio familiare o economico a causa di una relazione equivoca? I più esposti al rischio sono quegli uomini che hanno perso il senso della vita e che hanno fatto dell'edonismo la loro "zattera di salvataggio" esistenziale, gli immaturi, i giovani sprovveduti in cerca di avventure o di esperienze, i sentimentali poco propensi alla riflessione. Non si sottolineerà mai abbastanza che nelle relazioni umane, tanto più quanto sono profonde e coinvolgenti, occorre essere prudenti. La bontà di una relazione va messa seriamente alla prova, soprattutto se si tratta di una relazione che può mettere in questione rapporti già consolidati e legittimi interessi. Molti si lasciano trarre in inganno dall'apparente innocuità della persona o della relazione dimenticandosi dell'arte muliebre della finzione. Saper diffidare delle apparenze innocue e vedere in anticipo i problemi è una saggia regola comportamentale. Nei rapporti umani, come nel fidanzamento, è essenziale saper giudicare l'autenticità delle intenzioni. L'amore vero implica lo spirito di sacrificio, la volontà di rinuncia a se stessi a vantaggio dell'altro. Una persona troppo preoccupata dei propri diritti difficilmente sarà capace di amore vero. Con una simile premessa si potrà costruire una convivenza interessata, una sorta di rapporto simbiotico, ma non certo un vincolo duraturo ispirato da autentico amore.

 

 Thomas

 

 

 

Identità sessuale, famiglia e lavoro

L'idolatria della carriera è un rischio a cui l'uomo è particolarmente esposto, anche se bisogna riconoscere che - a differenza della donna - ciò accade forse con minore premeditazione. È anzitutto il mondo del lavoro, infatti, che - con i suoi ritmi frenetici sempre più disumani - strappa l'uomo alla sua famiglia. Un uomo che, paradossalmente, dimentica spesso la famiglia pur lavorando per la famiglia.

Potrà sembrare una provocazione, ma l'antica "famiglia patriarcale" era per alcuni versi più caratterizzata dalla relazione padre-figli di quanto non lo siano quelle moderna e post-moderna, se non altro perché il lavoro non allontanava il padre dal nucleo familiare. Anche la compattezza del nucleo era di gran lunga superiore ed era spesso estesa a più fasce generazionali (nucleo familiare esteso). Insomma, viene un sospetto: che l'odierna famiglia a tendenza matriarcale in realtà giovi quasi solo alla donna, soprattutto a quella di élite, in carriera; una donna talvolta fine a se stessa, condannata dalle circostanze e dalle proprie scelte ad essere sterile nel corpo e nello spirito.

Una donna talvolta condannata a ritrovarsi con una personalità conflittuale e fomentatrice di conflittualità, soprattutto in presenza di una fiducia incondizionata e anche ingenua da parte dell'uomo. Anche questa deve essere una regola costante nei rapporti interpersonali: guardare ai fatti prima di decidere, soprattutto se la posta in gioco è importante. Dare credito e fiducia in un rapporto umano è importante ma lo è anche la verità oggettiva. Il partner non è un idolo a cui affidarsi ciecamente, è un compagno/compagna nel cammino che può aiutarci ma che ha altrettanto bisogno di aiuto, di comprensione, e di verifica. Non possiamo fare di una persona il nostro "dio affettivo" o per dirla in altre parole, il nostro sostegno affettivo e psicologico assoluto. Un sostegno che prima o poi viene meno e lascia inevitabilmente il vuoto. Spesso è questo l'errore di fondo che sta dietro a tante crisi affettive e a tante tragedie umane. Nella vita occorre avere un sostegno e un elemento trainante in più che nessuna persona umana potrà mai offrirci stabilmente. Chi non ha fede - e la fede riguarda in primo luogo l'amore - si lega spesso a qualunque cosa possa dare un senso alla sua esistenza. Solo chi ha una vita interiore profonda può comprendere l'autentico valore dell'amore umano, può apprezzarlo e valorizzarlo nonostante i suoi limiti ma - soprattutto - può trovare il sostegno più profondo per la sua esistenza e può testimoniare di fronte a chi non crede che... al di là della nostra fede e dei nostri limiti... Dio crede in noi! (cfr. 2Tm 2,13).

 

 

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In difesa della paternità

 

 

 

 

 

 

 

 Sound Download

 

Davide Riccio ('500) - Auld Lang Syne (The New Year's Eve song)

 

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