Un padre che ti dà sicurezza - Creare l'indispensabile "feeling"

In passato l'identificazione di un ragazzo con suo padre era spontanea, scontata. Guardando il padre, il figlio sapeva bene come sarebbe diventato adulto. Tutto correva facile al padre, perché si viveva in una società in cui prevalevano i modelli adulti. C'è chi dice che oggi la delusione dei figli nei confronti del padre nasca dal fatto che essi vorrebbero ancora inconsciamente vedere in lui quel modello di uomo che si propongono di diventare, ma non lo trovano. Viviamo infatti in una società in cui prevalgono i modelli giovanili, mal calzati dai padri.

Ed è un fatto che se un figlio ha dei problemi, e ha bisogno di sfogarsi o di trovare aiuto, si rivolge spontaneamente ai ragazzi della sua età, o a un adulto che sia sensibile al presente, che non abbia troppi legami con il passato, e che non si preoccupi dell'avvenire.

La mentalità di oggi - ed è una convinzione un po' di tutti, non solo dei piú giovani - è che il futuro non sia ipotizzabile perché avrà caratteristiche e dimensioni per noi oggi inimmaginabili. I ragazzi questa mentalità ce l'hanno come seconda pelle. Soltanto un uomo molto sensibile al presente, giovane dentro, potrà sperare nella possibilità di dialogare con suo figlio. Ciò non significa necessariamente che il padre debba indossare i jeans o amare la musica rock.

Ma l'adulto - nel nostro caso il padre - dovrà prendere atto di questa esigenza, a meno di non voler rinunciare a qualsiasi possibilità di relazione aperta e non conflittuale con i figli. Ogni adolescente ha un momento in cui entra in conflitto con il mondo del passato e degli adulti.

Egli pensa di costruirsi in modo originale, senza schemi prefissati, senza modelli di riferimento. Tocca al padre, e all'adulto educatore, entrare in sintonia con lui, trovare la giusta lunghezza d'onda, trovare simpatia e affinità con questo nuovo modo di vedere. Evidentemente soltanto nel momento iniziale. Guai se si giungesse alla connivenza o alla cristallizzazione di una pacifica identità di vedute.

O se si volesse eliminare ogni distinzione tra il padre e il figlio, tra il giovane e l'adulto. Si bloccherebbe ogni possibilità di comunicazione educativa, si arriverebbe a una società senza padri, che si priverebbe della possibilità di educarsi e di superarsi. Si giungerebbe all'improvvisazione, all'anarchia, all'indifferenza di fronte ai valori, all'appiattimento.

La relazione padre-figlio è infatti una relazione che ha come caratteristica di fondo l'ineguaglianza, e la deve conservare. Si tratta di persone diverse per esperienza, per competenza, per maturità. Persone disuguali che si sentono reciprocamente stimolate alla ricerca di strade inedite da percorrere per essere meglio se stessi (p. 17-19).