DALLA PARTE DEL PADRE

 

 

«I ragazzi sono strani - dice un papà. - Se ti occupi troppo di loro, te lo rimproverano continuamente, dicono che li soffochi e cose del genere. Mio figlio ad esempio se gli chiedo di venire con me, mi risponde regolarmente di no, ma se non glielo chiedo, il giorno dopo è capace di rinfacciarmelo». E un altro: «Con mio figlio ho già collezionato una buona dose di insuccessi. Forse avrò fatto degli errori, ma non saprei quali. Sta di fatto che è inutile cercare amicizia e rispetto da parte sua.

Mi considera suo nemico e mi tratta quasi con disprezzo». Coi maschi il padre può davvero avere un rapporto-scontro serio. Man mano che essi crescono e prendono coscienza della propria personalità, il padre, che rappresenta ai loro occhi l'uomo riuscito e completo, influisce su di loro come fattore limitante.

II ragazzo rifiuta il padre per costruirsi un modo piú personale di essere uomo e orientarsi verso altri modelli. Se il padre è molto autoritario, il figlio forse si limita soltanto a rodersi su se stesso. Ma di frequente il figlio resiste al padre con forza, alzando la voce.

Col passare del tempo però padre e figlio finiscono per tirare avanti per la loro strada, diventando quasi indifferenti l'uno all'altro. Diceva un padre, parlando del figlio sedicenne, che egli "era praticamente entrato in un'altra dimensione". Per questo aveva deciso di evitare ogni comunicazione con lui fino a quando non avrebbe raggiunto un'età piú ragionevole, quando poteva avere un qualche senso parlarsi.

Naturalmente si tratta di una decisione grave e negativa, perché l'atteggiamento che assume il padre nei confronti dei figli, sia dei maschi che delle femmine, acquista sempre per loro delle tonalità importanti. II suo atteggiamento di indifferenza e di distacco lascerà in loro un segno profondo; un sentimento inconscio di pericolo e di insicurezza che non potrà non disturbarli psicologicamente (p. 16-17).