CONCLUSIONI

 

La conclusione di tutto ciò che si è detto è cogente: la creatura umana fin dal primo momento del suo stabilirsi nell'essere verifica in sé il diritto naturale secondo i tre livelli di cui si è fatta parola sopra:

1) Sotto il profilo del valore o ordine giuridico naturale, il feto umano possiede autonomia di vita. Non si può affermare che egli sia ordinato a un fine diverso da quello fondamentale a cui la natura lo ordina: permanere nel suo essere, nel bene della vita. Né si può affermare egli sia un ingiusto aggressore, da cui sarebbe dunque cito difendersi.

2) Sotto il profilo delle norme di diritto naturale, la vita del feto è protetta dal principio etico-giuridico che prescrive il rispetto della vita e fa divieto di ucciderla. Tale principio, appunto perché naturale e universale, non può essere ignorato dagli ordinamenti civili. Una legge positiva che sottraesse tutela giuridica al feto o persino concedesse azioni lesive della sua esistenza, sarebbe ingiusta e immorale.

3) Sotto il profilo dei diritti soggettivi o facoltà originarie, il feto possiede il diritto a essere alimentato, assistito, protetto, portato alla maturazione e alla nascita. Come quella di ogni essere umano, la sua vita è inviolabile. Sopprimerla, è omicidio.

"Conceptum in utero qui per abortum deleverit, omicida est" (9).

 

 

Dario Composta S.D.B.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE

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(1) Cfr. PAPA PAOLO VI, Humanae vitae, 4.

(2) Cfr. Codex iuris canonici, can. 2350, par. l.

(3) Artt. 546-549.

(4) Cfr. Rom 3, 8.

(5) Ciò che specifica l'uomo è la sua natura di essere intelligente e libero, ossia la sua essenza e vita spirituale, ordinata a permanere nel proprio essere in immortalità personale. In tale sostanza spirituale, ossia nella sua natura specifica, è il valore o dignità dell'uomo. Tutte le cose sono ordinate a permanere nei proprio essere, che è dunque ciò a cui tutte le cose tendono, ossia il massimo bene. L'ordine delle cose alla permanenza nel proprio essere si manifesta e si esprime negli enti inferiori, a cominciare da quelli inorganici (si pensi anche solo all'edificio strutturato e unitario delle particelle fisiche elementari), come stabilità, coesione e necessità fisiche. Nei viventi, nel mondo vegetale e animale, tale ordine all'essere si manifesta e si esprime come dinamismo autonomo che integra a sé gli elementi che consentano la permanenza della vita nell'essere e la sua propagazione oltre la morte degli individui della specie; in particolare, negli animali tale dinamismo si esprime nella necessità fisiologica dell'istituto di conservazione. Nell'uomo, l'ordine alla permanenza nel proprio essere include ma trascende l'istituto di conservazione della propria vita biologica e si nobilita fino a manifestarsi e a esprimersi nella consapevole volontà di esistenza personale oltremondana, nel desiderio spirituale di immortalità, ossia nella volontà di permanenza oltremondana della propria vita spirituale nell'essere. Volontà che nell'uomo trascende il suo essere corporeo e si trova come già da sempre insediata in lui: può, con l'educazione e la cultura, affinarsi; ma non attende l'educazione né la cultura per nascere. E se in ogni regno dell'universo vediamo enti di ogni stato distruggere enti di stato inferiore, ossia ordinare alla propria permanenza nell'essere la dissoluzione di enti subordinati, sappiamo pure che non vi sono, in tutto l'universo, enti di stato superiore a quello umano alla permanenza dei quali nell'essere la natura subordini la permanenza nell'essere della vita umana, ossia enti alla cui permanenza nella vita sia naturalmente ordinata la morte dell'uomo. Affermiamo dunque che l'identica natura umana ordina incondizionatamente, in uguale misura e a pari titoli, ogni uomo alla permanenza del proprio essere. La natura umana, abbiamo detto; non, cioè, l'esercizio attuale delle facoltà che in essa hanno principio e radice: il permanere nello stato di umanità non è misurato dall'esercizio o dal non esercizio attuali dell'una o dell'altra facoltà specificamente umana, così che il valore e la dignità dell'uomo non solo permangono interi pur in presenza di eclissi temporanee delle facoltà stesse (intelligenza, memoria, volontà possono talvolta non essere esercitate in atto, a causa, ad esempio, di una imperfezione fisiologica o di una malattia o di farmaci o dell'ebbrezza o del sonno), ma permarrebbero interi anche nell'ipotesi in cui la genetica e l'antropotecnica, per calcolo criminale, riuscissero a menomare durevolmente una parte dell'umanità - per asservirla, come mandria di automi, a una mostruosa tirannia - dell'una o dell'altra facoltà umana. Solo una proporzionata causa, solo un proporzionato male, consapevole e volontario, ossia colpevole, può ledere in un uomo il suo ordine e il suo titolo naturale a permanere nel proprio essere temporale e spirituale: a permanere nel bene della vita.

(6) Persino Marco Pannella, ad esempio, la sera del 27 dicembre 1974, presso Piazza san Pietro, nel corso di una delle solite deplorevoli manifestazioni per la promozione dell'aborto legale, mentre da un lato accusava la Chiesa cattolica di "barbarie", rivendicava invece per sé, per il Partito Radicale, e per il CISA (Centro Informazioni Sterilizzazione Aborto), una nobile missione di "liberazione" sociale e politica nel rispetto della vita!

(7) Fra il trentesimo e il quarantesimo giorno o fra il trentacinquesimo e il cinquantesimo, a seconda che si trattasse di un maschio o di una femmina.

(8) Eppure anche solo pochi mesi fa, il 18 febbraio 1975, la Corte Costituzionale italiana, pur dichiarando doveroso il rispetto della vita, pronunciava tuttavia una strana e incredibile sentenza secondo cui il feto umano non sarebbe una persona umana!

(9) Papa STEFANO VI (885-891), Consuluisti de infantibus, D.S. 670.

 

 

 

 

 

 

 

 

Conferenza sulla demografia