Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet (Parigi 1694 - 30 maggio 1778), scrittore e filosofo francese, fra i massimi esponenti dell'Illuminismo. Figlio di un notaio, studiò presso i gesuiti del collegio Louis-le-Grand. Scelse presto di dedicarsi alla carriera letteraria. Cominciò a frequentare i circoli aristocratici e in breve tempo la sua fama si diffuse a Parigi. A causa di alcuni suoi scritti, in particolare di una satira all'indirizzo di Filippo II duca d'Orléans, fu rinchiuso nella prigione della Bastiglia per undici mesi, durante i quali completò la sua prima tragedia, Edipo, e iniziò un poema epico su Enrico IV di Francia, La lega, o Enrico il Grande, che nel 1728 fu ampliato e ribattezzato Enriade. Nel suo primo poema filosofico, Il pro e il contro, Voltaire diede eloquente espressione alle proprie convinzioni anticlericali e al proprio credo razionalista e deista.

Nell'aprile 1726, una lite con un membro di un'illustre famiglia francese, costò al filosofo una seconda incarcerazione, cui poté porre termine dopo due settimane con l'impegno a lasciare la Francia e stabilirsi in Inghilterra. A Londra trascorse quasi tre anni, dove scrisse due trattati di notevole pregio, uno sulla poesia epica e l'altro sulla storia delle guerre civili in Francia. Stampata a Londra nel 1728, l'edizione ampliata del poema giovanile su Enrico IV, Enriade, brillante difesa della tolleranza religiosa, ottenne un successo senza precedenti non solo in Francia ma nell'intero continente europeo.

Nel 1729 Voltaire tornò in Francia, e nei quattro anni seguenti risiedette a Parigi. Una serie di fortunate speculazioni economiche gli consentì di dedicare la maggior parte del tempo all'attività letteraria. L'opera più significativa di questo periodo, ispirata dalla frequentazione di Alexander Pope, Jonathan Swift, William Congreve e Horace Walpole durante la parentesi inglese, è Lettere filosofiche o Lettere sugli inglesi (pubblicate in inglese nel 1733 e in francese nel 1734), manifesto dell'Illuminismo e attacco, a tratti violento, alle istituzioni politiche ed ecclesiastiche francesi. Lo scandalo fu enorme e di nuovo pose Voltaire in conflitto con le autorità, costringendolo ad abbandonare Parigi e a rifugiarsi nel castello di Cirey nel ducato indipendente della Lorena.

Oltre a un ingente numero di lavori teatrali, Voltaire scrisse parecchi testi di divulgazione scientifica, come gli Elementi della filosofia di Newton (1738), oltre a romanzi, racconti, satire e versi nei quali la forza polemica e la vivacità del dibattito intellettuale sopraffanno ogni intento artistico. Fu nominato storiografo di Francia e nel 1746 fu eletto all'Académie Française. Nel 1749 accettò un invito rivoltogli tempo addietro da Federico II di Prussia a trasferirsi alla sua corte. Il soggiorno a Berlino non durò più di due anni. Per alcuni anni Voltaire condusse un'esistenza errabonda e, dopo un soggiorno a Ginevra, nel 1759 si stabilì a Ferney, dove trascorse gli ultimi vent'anni della sua vita, visitato dai più importanti intellettuali europei. Queste idee fecero di Voltaire una figura centrale del movimento filosofico del XVIII secolo, incarnato dagli autori della celeberrima Encyclopédie francese.

 

 Testamento di Voltaire

 

Dichiarazione autografa di Voltaire.

Debilitato dalla malattia, afferma di essersi confessato dall'abate Gaultier e di morire

«dans la sainte religion catholique ou je suis né» - Archives Nationales, Paris, (Cf. N. 757, 760).