Prof. Costantino Sigismondi

 

CRISTOFORO CLAVIO

Leggere il cielo sulle spalle dei giganti

 

Conferenza del Prof. Costantino Sigismondi
Professore di Astronomia alla Universidade Federal do Rio de Janeiro (*)

 

Biblioteca Vallicelliana

12 febbraio 2009

 

 

 

In occasione dell’anno internazionale dell’astronomia il Prof. Costantino Sigismondi ha tenuto, presso la Biblioteca Vallicelliana, la conferenza di apertura dedicata a Padre Cristoforo Clavio, nel giorno anniversario della sua morte avvenuta nel 1612. Nato a Bamberga nel 1537, entrato nell’ordine dei Gesuiti nel 1555 a Roma, Cristoforo Clavio fu strenuo sostenitore del sistema tolemaico opponendosi alle idee di Copernico, anche se questo non gli impedí di intraprendere una lunga corrispondenza con Galileo, delle cui opere fu particolarmente entusiasta. Considerato il secondo Euclide, il suo nome è legato all’opera di revisione del Calendario Giuliano voluta da Papa Gregorio XIII. Egli fu infatti il primo matematico della commissione pontificia istituita a tale scopo.

 

 

 

 

Questa iniziativa, nell’ambito dell’anno internazionale dell’astronomia, prende spunto da un’espressione usata da Newton, quella di essere sulle spalle di giganti, e rappresentata da Keplero nella celebre antiporta delle “Tabulae Rudolphinae” (1627). Su ogni colonna dell’edificio che rappresenta le nuove effemeridi astronomiche calcolate con la nuova astronomia kepleriana c’è il nome di un gigante del passato: Arato, Metone, Tolomeo...

Con lo stesso spirito la Biblioteca Vallicelliana ha accolto questa iniziativa volta a ricordare le personalità piú importanti dell’astronomia, cominciando dal Padre Cristoforo Clavio, nel giorno anniversario della sua morte avvenuta nel 1612. Gesuita bavarese, ha insegnato matematica e astronomia al Collegio Romano per mezzo secolo, illustrando Roma con la sua presenza.

In un anno astronomico nato a celebrare i 400 anni dalle prime osservazioni al telescopio di Galileo, è importante avere presente anche gli altri grandi personaggi che hanno contribuito allo sviluppo di questa che è la regina delle scienze, non fosse altro che per la sua maggiore antichità.

In particolare a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo non una, ma molte rivoluzioni erano in corso di svolgimento. Il Padre Clavio (1538-1612) presiedette la commissione per il Calendario, istituita da Gregorio XIII Boncompagni, che portò alla riforma del 1582. Questa riforma del calendario, insieme ai fini liturgici soddisfaceva anche a quelli scientifici, e politici in quanto contribuí a consolidare la centralità del romano pontefice di fronte ad un cristianesimo che aveva appena sperimentato lo scisma di Lutero.

Della riforma gregoriana Clavio fu il principale “apologeta” e la biblioteca conserva una copia del 1603 sul calendario gregoriano, donata da Clavio al Cardinale Cesare Baronio (1538-1607), il piú illustre tra i bibliotecari della Vallicelliana. Il Baronio fu un gigante nella storia della chiesa, con la pubblicazione degli “Annales ecclesiastici” e la revisione del martirologio romano, arginò le affermazioni della storiografia luterana con prove e documenti. Benedetto XIV Lambertini lo proclamò venerabile nel 1745 ed ora Benedetto XVI ha riaperto la sua causa di beatificazione per la gioia degli abitanti di Sora che lo chiamano il Santo senza candele... Il suo motto “Oboedientia et Pax” fu scelto anche da papa Giovanni XXIII. Baronio a sua volta era ispirato da un altro gigante, san Filippo Neri (1515-1595), fondatore degli Oratoriani e pure direttore spirituale di S. Camillo de Lellis (1550-1614), fondatore dei chierici regolari ministri degli infermi che rivoluzionarono il concetto di ospedale ed il servizio ai malati.

 

 Padre Clavius

Ritratto del Padre Cristoforo Clavio con un manoscritto sul calendario gregoriano
e un quadro di Papa Gregorio XIII, promotore della riforma del calendario
(Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana)

 

 

 

Benedetto XIV, che aveva incoraggiato l’Accademia delle Scienze di Bologna e ritrovato l’Obelisco del Sole al Campo Marzio (1748) canonizzò proprio S. Camillo. Il Padre Clavio, da par suo, era ritenuto l’Euclide del XVI secolo, gigante anche lui nel campo delle matematiche.

Clavio era giunto a Roma dopo gli studi in Portogallo a Coimbra, in una nazione che dominava il mondo grazie all’arte della navigazione e ad un carisma particolare nel commercio e nelle relazioni internazionali. Dopo il trattato di Tordesillas (1494), infatti, il Portogallo si era assicurato il dominio delle rotte verso l’oriente che circumnavigavano l’Africa dopo un’ampia svolta ad occidente per seguire i venti favorevoli, come Vasco de Gama fece nel suo viaggio in India (1497-1499). Le caravelle avevano un carico utile cento volte superiore a quello delle carovane che tra grandi difficoltà dovevano attraversare regioni infestate da predoni, per cui la via aperta da Vasco de Gama divenne una grande fonte di ricchezza e Lisbona la prima porta dell’oriente.

Tanti gesuiti, tra cui il padre Matteo Ricci (1552-1610, Li Madou per i Cinesi), allievo di Clavio, portarono la scienza europea nell’estremo oriente.

Clavio osservò a Coimbra l’eclissi totale di Sole del 21 agosto 1560. L’eclissi durò lo spazio di un “Miserere” (il salmo 50) cioè 3 minuti e 20 secondi, quanto la recita di questo salmo richiede. Clavio descrive nel suo commentario alla “Sfera del Sacrobosco” di cui la biblioteca possiede l’edizione del 1585, l’apparizione delle stelle durante l’eclissi, cosí come gli uccelli a terra e che non riusciva a vedere i suoi piedi per quanto era buio. A Roma, nel 1567 ne vide un’altra che al suo massimo lasciò il Sole circondato da un anello sottile di luce, che successivamente, per ben due volte, rispondendo a Keplero, descrisse come un anello e non un’atmosfera attorno al corpo oscuro della Luna. Questa fu per Clavio una prova che il diametro del Sole poteva essere maggiore di quello della Luna, contrariamente a quanto Tolomeo (II secolo d.C.) aveva riportato nell’”Almagesto”, il piú autorevole libro di astronomia fino ad allora.

Si noti che l’eclissi di Coimbra viene collocata nel 1559, anziché nel 1560. Non deve stupire questa imprecisione dal momento che il Saros, un ciclo di 18 anni, 11 giorni e 8 ore circa in capo al quale si ripetono le eclissi, fu scoperto solo da Halley. Quindi Clavio non aveva modo di ricontrollare il dato con precisione dai calcoli. E nel 1559 i calcoli mostravano comunque altre eclissi. Clavio, “In Sphaeram Ioannis de Sacrobosco” (1585), p. 440 e 442: in A c’è il Sole, in B e B’ la Luna al perigeo e all’apogeo. Si vede che in entrambi i casi il cono d’ombra tocca la Terra (L), in accordo con i dati presentati nell’Almagesto di Tolomeo [Libro V cap. 14], tuttavia Clavio stesso presenta il caso di un’eclissi solare in cui il cono d’ombra non tocca la Terra, quella del 1567 dove vide un anello attorno alla Luna. Durate differenti delle eclissi lunari sono previste con il Sole al perigeo e all’apogeo. Proprio questa cronaca dell’eclissi del 9 aprile 1567, che è l’ultima eclissi totale osservata da Roma fino ad oggi, ha riportato gli scritti di Clavio sul tavolo di molti scienziati contemporanei, che si occupano delle variazioni secolari del diametro del Sole, con le sue conseguenze in climatologia. Se infatti quella che Clavio osservò fosse stata proprio la fotosfera solare avremmo avuto, nel 1567, un Sole circa 6000 Km piú grande di quanto non sia oggi. Questa variazione è difficile da concepire nei modelli attuali per il nostro Sole, tuttavia abbiamo molti studi interessanti scaturiti ancora quattro secoli dopo questa storica osservazione di Clavio.

Il 26 gennaio 2009, durante l’eclissi anulare nell’Isola di Giava, con il Sole vicino al perielio e la Luna prossima all’apogeo, è stato osservato il rapporto tra i diametri Luna/Sole piú piccolo, pari a 0,92. Benché a Costantinopoli fu osservata un’eclissi anulare il 22 dicembre 968, riportata in una cronaca del tempo, Clavio fu il primo a pubblicare un’osservazione di questo tipo.

In onore di Clavio è stato battezzato il progetto italo svizzero Clavius, per la misura del diametro solare in diverse bande spettrali. Con l’uso di camere CMOS ad alta velocità montate al telescopio solare gregoriano di Locarno (Canton Ticino nella Svizzera Italiana) si riprenderanno transiti solari su cerchi orari in modo da “congelare” il “seeing” atmosferico, valutandolo in tempo reale e scorporandolo dalla misura osservata del diametro. In questo modo si potranno tenere sotto controllo le variazioni del diametro solare, che indicano anche l’attività magnetica del Sole che ha delle conseguenze anche sul clima terrestre.

Clavio è anche uno dei padri della gnomonica, avendo pubblicato diversi libri sull’argomento degli orologi solari di tutte le forme. Clavio è stato l’ultimo dei grandi astronomi tolemaici. Negli ultimi anni della sua vita conobbe e stimò Galileo, poté osservare anche i satelliti di Giove, e la scuola che aveva fondato portò frutti copiosi fino in estremo oriente. Sulla Luna gli è stato dedicato uno dei piú grossi crateri presso il polo Sud. Il dodecaedro è l’ultimo dei solidi regolari, cioè costruiti con figure piane, a loro volta regolari. Keplero riprenderà, sei anni dopo l’edizione di questo libro, i solidi regolari per risolvere il “Mysterium Cosmographicum” del numero e delle distanze tra i pianeti visibili nel sistema Copernicano. Seguendo questo metodo deduttivo, del tutto opposto a quello galileiano, scoprirà quella che oggi è nota come la sua terza legge.

 

 

 

 Francobollo commemorativo

Francobollo commemorativo di Padre Clavio emesso dallo Stato della Città
del Vaticano nel IV centenario della sua morte

 

 

 

 

 

(*) Il testo è stato pubblicato per gentile concessione dell'Autore.