Conferenza del professor don Dario Composta S.D.B. - Ordinario di storia della filosofia antica e docente di filosofia del diritto presso la Pontificia Università Urbaniana, docente di filosofia presso la Pontificia Università Salesiana

Roma, 20 giugno 1975

Tratto da Cristianità 13 (marzo-aprile 1975)

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

 

Dell'aborto oggi si scrive e si parla assai. Non così un tempo, anche non remoto, quando tale tema veniva confinato ai margini delle discussioni dei moralisti e dei medici.

Per un aspetto ciò è bene: si tratta infatti di esplorare con saggezza le radici della nostra esistenza e le responsabilità umane di fronte a un evento mirabile quale è la vita, che supera ogni superficiale valutazione. Tutti noi che viviamo, ci riconosciamo coinvolti in tale dibattito.

È invece male che spesso non la fede e non la ragione, ma solo il sentimento o una visione errata della esistenza umana, si impossessino del problema e ne diano, conseguentemente, una soluzione erronea; e che spesso tali strumenti di comunicazione sociale si rendano complici veicoli di errori e di oscuramenti della morale cristiana e naturale.

La conferenza di questa sera intende fare appello alla fede e alla ragione. Ricordo agli uditori (che suppongo tutti cattolici, coerenti e obbedienti alla Chiesa) che anche recentemente il Magistero ha emanato alcuni documenti sul tema: tale, ad esempio, la Dichiarazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede in data 18 novembre 1974, seguita da una precisazione di mons. Jérôme Hamer in data 7 dicembre 1974. Vi sono poi i documenti della Conferenza Episcopale Italiana emanati l'11 gennaio 1972, il 10 febbraio 1973, il 6 febbraio 1975. I vescovi di numerose nazioni, inoltre, sono intervenuti in questi ultimi mesi sul tema, condannando l'aborto procurato, riproponendo la tradizionale dottrina morale, insistendo sulla necessità che i cattolici non solo si attengano alle norme della Chiesa, ma si impegnino anche a farsi portatori dell'etica naturale e cristiana fronteggiando le erronee teorie che oggi si diffondono nel mondo.

 Il risultato di un aborto

La morale laica afferma che l'aborto è una conquista positiva, un frutto del progresso autentico e un segno di libertà e di civiltà

Ovviamente, noi ci troviamo qui questa sera per prendere in esame tale dottrina e per acquistarne, se occorresse, una conoscenza più approfondita. Debbo però osservare che il tempo a nostra disposizione non ce ne consente una disamina esauriente. Mi limiterò pertanto a un aspetto particolare, ossia al nesso che vincola il diritto naturale alla difesa della vita e dunque alla lotta contro l'aborto. Due sono le ragioni che inducono a tale limitazione:

1) Nei documenti del magistero ecclesiastico si fa sempre e costantemente appello al diritto naturale; la nostra discussione, dunque, non si colloca fuori della materia insegnata dalla Chiesa.

2) Circola oggi l'opinione che i cattolici non possano imporre le loro convinzioni religiose a chi non crede e che pertanto - si dice - essi non possano partecipare alle discussioni sull'aborto in termini propriamente e universalmente umani o razionali, ma solo desumendo norme dalla Rivelazione. La risposta a questa falsa opinione è pronta: il diritto naturale si appella anzitutto alla ragione umana. Quando la Chiesa insegna la morale naturale non impone dogmi da credere, ma propone verità razionalmente accessibili a tutti gli uomini, compresi dunque i cattolici, i quali pertanto sono invitati a esercitare la loro ragione non soltanto per accoglierle passivamente, ma per comprenderne l'intrinseco valore (1).