Lo scenario politico-militare nella seconda metà del Seicento - secolo alquanto travagliato - appare oscuro e denso d'incertezze. La Guerra dei Trent'Anni (1618-1648), sotto le apparenze di una guerra di religione, era in realtà un confronto politico-militare fra la Casa regnante francese dei Borbone e quella degli Asburgo.

L'intento era quello di togliere agli Asburgo l'egemonia sulla Germania, che derivava loro dall'autorità imperiale. Per raggiungere questo scopo Armand du Plessis, meglio noto come cardinal Richelieu (1585-1642), inaugurando una politica fondata sul mero interesse nazionale a scapito di una visione europea e cattolica, si alleò con i principi protestanti.

I Trattati di Westfalia del 1648 sancirono l'indebolimento definitivo del Sacro Romano Impero. È cosí che sulla Germania, devastata, divisa fra cattolici e protestanti e separata politicamente, si stabilisce l'egemonia del re di Francia, Luigi XIV (1638-1715).

Il ruolo cosí raggiunto in Europa spinge il Re di Francia ad aspirare ormai alla corona imperiale e, in questa ottica, egli non esita a cercare perfino l'alleanza dell'Impero ottomano, del tutto avverso ad ogni ideale cristiano ed europeo. Sul finire del secolo dunque l'Europa è prostrata, divisa in se stessa tra fazioni religiose e lotte dinastiche, con una crisi economica e demografica conseguente alla guerra, che la resero quanto mai vulnerabile.

 

 

L'offensiva islamica

L'impero ottomano, che aveva conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese, il 1º agosto 1664 era stato temporaneamente bloccato dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria.

Poco dopo però, sotto la guida strategica del Gran Visir Qara Mustafā (1634-1683), l'offensiva riprende, incoraggiata paradossalmente da Luigi XIV e dalla sua disinvolta politica anti-asburgica. Non poteva esserci momento piú favorevole per una campagna vittoriosa e ormai il cuore dell'Europa era alla portata delle armate ottomane.

Pressoché isolata, soltanto la Repubblica di Venezia impedisce ai Turchi di ottenere il dominio nell'Egeo, nella Grecia e nella Dalmazia. Si trattava però di una lotta ormai impari e, infatti, culminò nella perdita di Candia nel 1669, nonostante le eroiche gesta di Francesco Morosini (1618-1694).

Nel 1672 la Podolia - una parte dell'attuale Ucraina - viene sottratta alla Polonia e nel gennaio del 1683, ad Istanbul, le armate ottomane volgono in direzione dell'Ungheria. È un immenso esercito quello che si mette in marcia verso il cuore dell'Europa, sotto la guida di Qara Mustafā e di Maometto IV (1641-1692).

Il disegno che essi tentarono di realizzare era quello di una sorta di "grande Turchia europea e mussulmana" di cui Vienna doveva essere la futura capitale; una città che a sua volta sarebbe stata una testa di ponte verso il resto dell'Europa assediata e destinata alla sconfitta.

Le poche forze imperiali rimaste - rinforzate dalle milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena (1643-1690) - tentarono invano di resistere. Il gran condottiero al servizio degli Asburgo prese il comando, benché reduce da una gravissima malattia, dalla quale - si disse - l'avevano salvato le preghiere di un padre cappuccino, noto a molti come padre Marco da Aviano.

Padre Marco era stato inviato dal Papa presso l'Imperatore per perorare la causa della crociata anti-turca. Il primo atto di padre Marco fu quello di chiedere che in tutte le insegne imperiali fosse riportata l'immagine della Madre di Dio. Da allora le bandiere militari austriache porteranno sempre l'effigie della Madonna per i successivi due secoli e mezzo. Solo Adolf Hitler dopo la sua ascesa al potere le farà togliere.

 

 

 

 

 

La preghiera di Padre Marco d'Aviano

 

 

O grande Dio degli eserciti, guardaci prostrati qui ai piedi della tua maestà, per impetrarti il perdono delle nostre colpe.

Sappiamo bene di aver meritato che gl’infedeli impugnino le armi per opprimerci, perché le iniquità, che ogni giorno commettiamo contro la tua bontà, hanno giustamente provocato la tua ira. O gran Dio, ti chiediamo il perdono dall’intimo dei nostri cuori; esecriamo il peccato, perché Tu lo aborrisci; siamo afflitti perché spesso abbiamo eccitato all’ira la tua somma bontà. Per amore di Te stesso, preferiamo mille volte morire piuttosto che commettere la minima azione che ti dispiaccia. Soccorrici con la tua grazia, o Signore, e non permettere che noi tuoi servi rompiamo il patto che soltanto con te abbiamo stipulato. Abbi dunque pietà di noi, abbi pietà della tua Chiesa, per opprimere la quale già si preparano il furore e la forza degl’infedeli. Sebbene sia per nostra colpa ch’essi hanno invaso queste belle e cristiane regioni, e sebbene tutti questi mali che ci avvengono non siano altro che la conseguenza della nostra malizia, siici tuttavia propizio, o buon Dio, e non disprezzare l’opera delle tue mani. Ricordati che, per strapparci dalla servitú di Satana, Tu hai donato tutto il tuo prezioso Sangue.

Permetterai forse ch’esso venga calpestato dai piedi di questi cani? Permetterai forse che la fede, questa bella perla che cercasti con tanto zelo e che riscattasti con tanto dolore, venga gettata ai piedi di questi porci? Non dimenticare, o Signore, che, se tu permetterai che gl’infedeli prevalgano su di noi, essi bestemmieranno il tuo santo Nome e derideranno la tua potenza, ripetendo mille volte: “Dov’è il loro Dio, quel Dio che non ha potuto liberarli dalle nostre mani?” Non permettere, o Signore, che ti si rinfacci di aver permesso la furia dei lupi, proprio quando t’invocavamo nella nostra miserevole angoscia. Vieni a soccorrerci, o gran Dio delle battaglie! Se Tu sei a nostro favore, gli eserciti degl’infedeli non potranno nuocerci.Disperdi questa gente che ha voluto la guerra! Per quanto ci riguarda, noi non amiamo altro che essere in pace con Te, con noi stessi e col nostro prossimo.

Rafforza con la tua grazia il tuo servo e nostro imperatore Leopoldo; rafforza l’animo del re di Polonia, del duca di Lotaringia dei duchi di Baviera e di Sassonia, e anche di questo bell’esercito cristiano, che sta per combattere per l’onore del tuo Nome, per la difesa e la propagazione della tua santa Fede. Concedi ai príncipi e ai capi dell’esercito la fierezza di Giosué, la mira di Davide, la fortuna di Jefte, la costanza di Joab e la potenza di Salomone, tuoi soldati, affinché essi, incoraggiati dal tuo favore, rafforzati dal tuo Spirito e resi invincibili dalla potenza del tuo braccio, distruggano e annientino i nemici comuni del nome cristiano, manifestando a tutto il mondo che hanno ricevuto da Te quella potenza che un tempo mostrasti in quei grandi condottieri.

Fa’ dunque in modo, o Signore, che tutto cospiri per la tua gloria e onore, e anche per la salvezza delle anime nostre. Te lo chiedo, o Signore, in nome dei tuoi soldati. Considera la loro fede: essi credono in Te, sperano tutto da Te, amano sinceramente Te con tutto il cuore. Te lo chiedo anche con quella santa benedizione, che io conferirò a loro da parte tua, sperando, per i meriti del tuo prezioso Sangue, nel quale ho posto tutta la mia fiducia, che Tu esaudirai la mia preghiera.

Se la mia morte potesse essere utile o salutare, per ottenere il tuo favore per loro, ebbene te la offro fin d’ora, o mio Dio, in gradita offerta; se quindi dovrò morire, ne sarò contento. Libera dunque l’esercito cristiano dai mali che incombono; trattieni il braccio della tua ira sospeso su di noi, e fa’ capire ai nostri nemici che non c’è altro Dio all’infuori di Te, e che Tu solo hai il potere di concedere o negare la vittoria e il trionfo, quando ti piace. Come Mosé, stendo dunque le mie braccia per benedire i tuoi soldati; sostienili e appoggiali con la tua potenza, per la rovina dei nemici tuoi e nostri, e per la gloria del tuo Nome. Amen.

 

 

 

 

 

L'inizio della battaglia decisiva

L'otto luglio del 1683 l'esercito ottomano avanza verso Vienna giungendovi il 13 luglio e cingendola d'assedio. Fu una marcia di conquista che non risparmiò le regioni attraversate, votando alla distruzione città e villaggi, chiese e conventi, massacrando e riducendo in schiavitú le popolazioni cosí sottomesse.

L'imperatore Leopoldo I (1640-1705), dopo aver affidato il comando militare al conte Ernst Rüdiger von Starhemberg (1638-1701), decise di lasciare Vienna e raggiunse la città di Linz per organizzare cosí la resistenza della Germania.

Nell'impero risuonavano ormai le "campane dei turchi", com'era già accaduto nel 1664 e nel secolo precedente, e iniziò la mobilitazione di tutte le forze disponibili.

L'imperatore avviò febbrilmente le trattative per chiamare a raccolta tutti i principi, cattolici e protestanti, tentando di contrastare l'opera diplomatica di Luigi XIV e di Federico Guglielmo di Brandeburgo (1620-1688). Fu cosí che chiese anche l'intervento dell'esercito polacco, appellandosi al supremo interesse della salvezza della Cristianità.

 

 

L'opera di Papa Innocenzo XI

In questo momento angoscioso la politica europea e orientale sapientemente promossa dalla Santa Sede da lunghi anni sortí i suoi frutti. Il merito fu in gran parte del cardinale Benedetto Odescalchi (1611-1689), eletto Papa nel 1676 (con il nome d'Innocenzo XI) e beatificato nel 1956 da Papa Pio XII.

Convinto assertore della crociata, il Pontefice, che da cardinale e governatore di Ferrara si era guadagnato il titolo di "padre dei poveri", avviò una politica lungimirante tesa a creare un sistema d'equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro azione politica contro l'Impero ottomano.

Avvalendosi di personalità eccezionali come i nunzi Obizzo Pallavicini (1632-1700), Francesco Buonvisi (1626-1700), padre Marco da Aviano ed altri, riuscí a comporre i contrasti in seno all'Europa, a pacificare la Polonia con l'Austria e perfino a favorire l'avvicinamento con il Brandeburgo (protestante) e con la Russia ortodossa.

Tutte le divisioni in seno alla Cristianità dovevano venir meno davanti alla difesa dell'Europa dall'islam. Fu cosí che, nonostante tutto, nel 1683 il Papa riuscí a creare una grande coalizione cristiana e a trovare le risorse necessarie per finanziare un'impresa politica e militare d'enormi proporzioni.

 

 

L'assedio di Vienna

Nella città intanto ebbe inizio la resistenza eroica all'assedio. Si calcola che circa 6.000 soldati e 5.000 uomini della difesa civica seppero far fronte all'Armata ottomana, forte di ben 300 cannoni. Nella città, solo la campana di Santo Stefano, ormai chiamata Angstern (angoscia), con i suoi rintocchi chiamava a raccolta i difensori. Gli assalti alle mura e gli scontri isolati erano pressoché continui, mentre i soccorsi erano ancora lontani.

Sollecitato dal Pontefice e dall'imperatore, il re di Polonia Giovanni III Sobieski (1624-1696), alla testa dell'esercito, si mosse a tappe forzate verso Vienna, che ormai già due volte aveva salvato la Polonia dai turchi. Finalmente il 31 agosto i suoi contingenti si congiunsero con quelli del duca Carlo di Lorena, che in seguito assunse il comando supremo.

L'esercito cristiano, tutte le forze di quell'Europa cosí prodigiosamente riunita, si mise in marcia verso Vienna, dove la situazione era ormai drammatica.

I turchi avevano aperto delle brecce nei bastioni e i difensori superstiti, dopo aver respinto decine d'attacchi ed effettuato numerose sortite, erano allo stremo delle forze. Le truppe ottomane avevano quasi il libero accesso all'Austria e alla Moravia. L'undici settembre Vienna visse con angoscia quella che parve l'ultima notte.

Von Starhemberg inviò a Carlo di Lorena un ultimo disperato messaggio: "Non perdete piú tempo, clementissimo Signore, non perdete piú tempo".

 

 

La battaglia finale

È l'alba del 12 settembre 1683, quando padre Marco da Aviano, dopo aver celebrato la Messa, servita dal re di Polonia, benedice e arringa l'esercito ormai schierato accompagnandolo in campo aperto. Poco dopo a Kalhenberg, presso Vienna, 65.000 cristiani affrontano in battaglia campale 200.000 ottomani.

A capo degli eserciti cristiani sono presenti i principi del Baden e di Sassonia, i signori di Turingia e di Holstein, i Wittelsbach di Baviera, il generale italiano conte Enea Silvio Caprara (1631-1701), il giovane principe Eugenio di Savoia (1663-1736), insieme ai polacchi e agli ungheresi.

La battaglia durò tutto il giorno e terminò con un'epica carica all'arma bianca, guidata da Sobieski in persona, che provocò finalmente lo sfacelo dell'Armata ottomana. Le forze europee scese in campo subiranno la perdita di circa 2.000 uomini contro le oltre 20.000 dell'avversario.

L'esercito ottomano fuggí in disordine abbandonando ogni cosa, ma non senza aver vilmente trucidato centinaia di prigionieri e di schiavi cristiani.

Il re di Polonia inviò al Papa le bandiere catturate accompagnandole da queste parole: "Veni, vidi, Deus vicit". Da allora, per volere di Papa Innocenzo XI, il 12 settembre è dedicato alla festa del Ss. Nome di Maria, in ricordo e in ringraziamento della vittoria.

Il giorno seguente l'Imperatore entrò nella Vienna liberata, alla testa dei principi dell'impero e delle truppe confederate. Nella cattedrale di Santo Stefano il vescovo di Vienna-Neustadt, poi cardinale, il conte Leopoldo Carlo Kollonic (1631-1707), celebrò un solenne Te Deum di ringraziamento.

 

 

Il riflusso dell'Islam

La vittoria di Kalhenberg e la liberazione di Vienna furono il punto di partenza per la controffensiva condotta dagli Asburgo contro l'impero ottomano. Gli anni che seguirono portarono alla liberazione dell'Ungheria, della Transilvania e della Croazia. Rientrato a Belgrado Qara Mustafā fu decapitato per ordine del Sultano.

Lo stesso Maometto IV verrà deposto nel 1687. Il fallimento del secondo assedio di Vienna è illustrato molto bene dalle parole del cronista ottomano contemporaneo Silihdar: «Fu una sconfitta disastrosa, grave come non ce n'erano mai state dalla nascita dello stato ottomano» (Sılıhdar Fındıclı Mehmed, Tarih, Istanbul 1928, II, 87).

Sotto le insegne imperiali le risorse di tedeschi, ungheresi, cechi, croati, slovacchi e italiani, costruirono una realtà multietnica e multireligiosa, che avrebbe dato all'Europa Orientale una sostanziale stabilità fino al 1918. Si era in un certo qual modo ripetuta l'opera di Papa san Pio V (1504-1572) a Lepanto, quando il 7 ottobre 1571 l'avanzata islamica ebbe una battuta d'arresto.

Per la svolta decisiva impressa alla storia dell'Europa Orientale la battaglia di Vienna può essere paragonata alla vittoria di Poitiers del 732, quando Carlo Martello (688-741) fermò l'avanzata degli arabi.

Nel 1684 nacque cosí la Lega Santa che vide un accordo fra tedeschi e polacchi, fra impero e imperatore, fra cattolici e protestanti, animata e promossa dalla diplomazia e dalla visione universalista della Santa Sede, tesa al perseguimento dell'obiettivo della liberazione dell'Europa dal dominio e dall'influenza turca e dall'affermazione dell'unità morale e politica dell'Europa.

 

 

 

 

 

Breve bibliografia

 

Macartney C. A., L'impero degli Asburgo, Milano, 1978.

Wandruszka A., Gli Asburgo, Milano, 1982;

Taylor A., La monarchia asburgica, Milano, 1985.

LEWIS B., Il suicidio dell'Islam. In che cosa ha sbagliato la civiltà mediorientale, Milano 2002.

 

 

 

 

 

 

 

 

Breve cronologia degli eventi bellici connessi all'espansionismo islamico