Nel film «Momenti di gloria» il protagonista arriva ad un momento importante della sua vita, prende la decisione di andare in missione in Cina. Ma questo giovane ha una grande passione: quella di correre. Cerca il momento piú adatto per confidare a sua sorella la decisione di partire per la missione, e le dice: «Ho deciso sai.\ torno in Cina; però ho tanto da correre prima.\ Io credo che il Signore mi ha fatto per uno scopo, per la Cina. Ma mi ha fatto anche veloce, e quando corro lo sento vicino, compiaciuto di me. Non è solo bello vincere; è onorare Lui». Si rende gloria a Dio quando un atleta riesce a sviluppare completamente quei "talenti" evangelici (cfr. Mt 25,14 ss.) che gli sono stati affidati per portare frutto.

È il rispetto della propria vocazione: egli rispetta il compito che gli è affidato. [...] Dal giorno in cui Dio creando l'uomo e ponendolo nel "giardino" gli ha chiesto di "lavorarlo e custodirlo", gli ha offerto un compito: quello di progettarsi e realizzare il suo progetto. Nel libro del Levitico (22,31-32) si legge: "Non profanerete il mio nome, perché io mi manifesti santo in mezzo agli Israeliti. Io sono il Signore che vi santifico, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto per essere vostro Dio". La santificazione di Dio, che è poi l'altro nome del "rendere gloria", comincia con l'uscita da una schiavitú. Glorifica Dio chi abbandona la schiavitú. [...] Si glorifica Dio quando si mostra visibilmente e pubblicamente la sua azione, che è innanzitutto azione gratuita e disinteressata.

È l'esperienza della gratuità dello sport, dove impegno, vittoria, sconfitta, avversario sono gli ingredienti di quel bisogno fondamentale dell'uomo, immagine di Dio, che è il desiderio di vivere gratuitamente e semplicemente. Chi fa sport deve apprendere a non vedere dovunque scopi, a non essere troppo sensibile ai motivi utilitari, troppo prudente e sospettoso, bensí deve saper anche vivere semplicemente.

Che cosa chiedono gli atleti? "Mostri il Signore la sua gloria: e voi credenti fateci vedere la vostra gioia!" (Is 66,5). È la gioia dell'uomo che narra al mondo la gloria di Dio. La gioia è come un vertice dell'esistenza, una sensazione di pienezza in cui la vita appare nella sua positività, come piena di senso e meritevole di essere vissuta. Scrive il filosofo Gadamer: "La gioia è determinata dalla scoperta di essere soddisfatti". La gioia è esperienza di pienezza.

Ma poi la gioia è connessa all'esperienza positiva dell'altro e dell'incontro con l'altro. Possiamo dire che la gioia è esperienza che coinvolge l'esistenza umana e che emerge con forza nei momenti dell'amore (le gioie dell'amicizia e dell'amore) e della convivialità (dove il sedere alla stessa mensa è celebrazione per eccellenza della gioia di vivere e di vivere insieme).

 

 

 

Cfr. CEI - Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero e sport, Glorificate Dio nel vostro corpo. Sussidio per la celebrazione del Giubileo degli sportivi, (Documenti: chiese locali 91), EDB, Bologna 2000, 33-35.

 

 

 

 

 

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