75) La dottrina della reincarnazione è vera? Se non è così perché ci sono persone che anche sotto ipnosi ricordano luoghi e fatti dettagliati di una vita precedente? Da dove provengono quei ricordi se non da vite passate?

 

 

 

 

La domanda richiede una risposta articolata e complessa. Sono molte le persone che ritengono che sottoponendo un soggetto ad ipnosi e chiedendogli di regredire nel tempo con la memoria egli sarà in grado di ricordare nei minimi dettagli ogni evento accadutogli in passato. Vi sono perfino ipnotisti che chiedono al soggetto di continuare a regredire con la memoria fino all’esperienza della nascita e addirittura oltre e, nonostante questo, la persona continua ad evocare ulteriori ricordi. Per molti ciò è la conferma che il soggetto, andando a ritroso nel tempo con la memoria, rievoca situazioni vissute in una vita precedente (retrocognizioni ipnotiche o Past life regression (PLR)).

Tutto ciò di per sé non dimostra niente, infatti, solitamente non esistono riscontri oggettivi circa la veridicità delle affermazioni poste da un individuo in stato di ipnosi.

La memoria non è un processo passivo di rievocazione degli eventi ma un processo attivo di ricostruzione, fortemente condizionato dallo stato psicofisico ed emotivo della persona. Sia in uno stato di veglia, sia sotto ipnosi, durante la rievocazione mnemonica di un evento, un individuo può inserire piú o meno consapevolmente altri elementi, anche immaginifici, sentendosi moralmente certo della loro veridicità. Spesso dunque i vuoti di memoria vengono rimpiazzati dalla creazione involontaria di falsi ricordi (confabulazioni) in cui vengono descritte con ricchezza di particolari circostanze del tutto fantasiose.

È un fatto noto che la memoria è soggetta ad alterazioni qualitative (pseudomnesie, ossia vere allucinazioni della memoria in cui si ricordano eventi in realtà mai accaduti), sia quantitative (allomnesie, ossia rievocazione di eventi reali ma anche ampiamente distorti). Queste alterazioni della memoria possono verificarsi piú facilmente in condizioni patologiche oppure emotive particolarmente fragili e talvolta perfino in condizioni del tutto normali. Lo stato ipnotico naturalmente non offre alcuna garanzia contro tali alterazioni, ragion per cui le cosiddette regressioni ipnotiche altro non sono che suggestioni prodotte dalla fantasia.

Fra i casi piú singolari di ipnosi regressiva si annovera il caso dei coniugi Hill. Barney e Betty Hill erano due coniugi del New Hampshire che nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 1961 asserirono di essere stati rapiti da esseri alieni... “non di questo pianeta”. Barney e Betty Hill dichiararono di essersi trovati nelle White Mountains in viaggio per Portsmouth. Verso le 22.00 della sera del 19 settembre 1961 l’attenzione di entrambi sarebbe stata attratta da un oggetto luminoso nel cielo, somigliante ad un satellite. Nel tentativo di riavviare l’automobile, rimasta bloccata, i due coniugi sarebbero stati abbagliati da una forte luce sostenendo di aver visto degli esseri di piccola statura che, avvicinatisi alla loro auto, li costrinsero a seguirli. Successivamente i due affermarono di essere stati sottoposti a test fisici, inoltre il signor Hill tracciò anche una mappa stellare indicando su di essa la provenienza degli esseri alieni. Quello dei coniugi Hill non è l’unico caso di abduction (o rapimento alieno) riportato dalla casistica, tuttavia dimostra a sufficienza come l’ipnosi regressiva non sia uno strumento di indagine certo e affidabile.

 

 

Il fenomeno del déjà-vu

Un fenomeno diffuso e per molti versi simile è quello della paramnesia noto anche come déjà-vu. Si tratta di quella strana sensazione a causa della quale una persona ha l’impressione di aver già visitato un luogo nel quale sa con certezza di non aver mai messo piede, oppure di aver già visto una scena o un oggetto che invece gli capita sotto gli occhi per la prima volta. Il termine fu coniato da un ricercatore francese, Emile Boirac (1851-1917), nel suo libro L’Avenir des sciences psychiques (Il futuro delle scienze psichiche), approfondimento di un saggio che scrisse quando era ancora studente all’Università di Chicago. Il fenomeno può presentarsi con diversi gradi di intensità: da sensazioni imprecise fino a percezioni particolarmente dettagliate. È un fenomeno che dà adito a molteplici interpretazioni, incluse le piú insolite come quella della reincarnazione.

Secondo questa interpretazione una persona, trovandosi in un ambiente o dinanzi ad oggetti che avrebbe conosciuto in una sua precedente vita, subirebbe uno stimolo che farebbe riaffiorare la sua memoria passata.

Al riguardo vi sono molteplici ipotesi. Si potrebbero ipotizzare fenomeni di memoria inconscia, tali da ripresentare le immagini di fatti realmente vissuti, ma dimenticati e rimossi per motivi non individuabili e che riaffiorano a causa di non identificabili stimoli contingenti. Questa interpretazione ovviamente sarà soddisfacente solo qualora non vi sia la certezza che il luogo non sia mai stato visitato dal soggetto.

Un’altra interpretazione - alquanto surreale tuttavia - prende in considerazione la possibilità di processi telepatici inconsci. In questo caso il soggetto potrebbe aver ricevuto telepaticamente, in forma inconscia, immagini e pensieri di altre persone e assumerli come propri a livello cognitivo. Questa tesi paranormale, per esempio, era sostenuta dal filosofo francese Henri Louis Bergson, tuttavia, per evidenti ragioni scientifiche non può essere accettata.

Un’altra tesi prende in considerazione la possibilità per cui una sensazione corrispondente ad un determinato senso venga associata a quella di un senso diverso; ciò avviene, per esempio, quando si ha la sensazione di un colore, udendo un suono. In questo caso la paramnesia viene attribuita ad un’associazione di immagini che non nasce dalla sfera noetica, cioè della sfera dell’attività dell’intelletto, ma da quella affettivo-emotiva. In altre parole, due ambienti diversi possono destare sensazioni uguali a livello emotivo, pertanto un individuo che si trovi in un luogo che desta sensazioni emotive uguali a quelle che un altro luogo gli ha destato in un precedente momento, le recepisce identiche sul piano affettivo. Al momento di trasferirle sul piano cosciente egli finisce con l’identificarle con il luogo in cui si trova, credendo di riconoscerlo, mentre invece rivive una semplice forma emozionale trasferita sul piano conoscitivo.

Il fenomeno del déjà-vu è tipico in alcuni soggetti epilettici, ma è possibile riscontrarlo anche in soggetti normali, e rivela il permanere di uno stato emozionale legato ad una situazione precedente, in cui l’adattamento del sentimento alla nuova situazione non si verifica subito a causa di un difetto psichico. Esso potrebbe anche essere originato dall’associazione di stimoli attualmente percepiti con esperienze precedenti.

In un caso fra tanti un uomo ebbe una “rievocazione” mentre guardava, per la prima volta in vita sua, una montagna del paesaggio svizzero. Egli non ricordava di aver mai visto quella montagna ma, illuso dal sentimento di familiarità provato, si convinse del contrario. Tornato a casa scoprí in un cassetto una vecchia cartolina: vi era la foto della montagna davanti alla quale aveva provato la sensazione di dejà-vú. Nessuna vita precedente dunque. Nessuna prova a favore della reincarnazione: solo un falso riconoscimento emotivo-cognitivo. Eppure i libri a sostegno della reincarnazione sono pieni di esempi “inequivocabili” di questo genere.

 

 

L’analogia del déjà-vu e la risposta scientifica

Il dejà-vu in realtà sembra essere solo una sorta di equivoco cerebrale per cui scambiamo un luogo o una situazione nuovi per altri già vissuti. Quella che sembra essere la decifrazione dell’enigma arriva con la scoperta, da parte dell’equipe del premio Nobel per la Medicina 1987 Susumu Tonegawa del Massachusetts Institute of Technology di Boston. Gli esperti sostengono che alla base del dejà-vu vi sia un meccanismo mnemonico predisposto a distinguere luoghi e situazioni simili ma non identiche tra loro: in una regione dell’ippocampo si crea quasi una sorta di ‘immagine’ di ogni luogo visitato, utile per riconoscere le differenze tra i luoghi comparabili e localizzarli. In pratica l’ippocampo crea delle mappe mentali molto definite di nuovi luoghi ed esperienze e le conserva per eventuali usi futuri, ma se due immagini sono molto simili tra loro la memoria può avere difficoltà a discernerle e allora ecco sorgere il dejà-vu. La scoperta è importante perché svela sofisticati meccanismi mnemonici e finalmente sembra risolvere un annoso dibattito su come il cervello sia capace di distinguere luoghi ed esperienze molto simili tra loro, portando un prezioso contributo anche agli studi sui disturbi della memoria.

 

 

Approfondimento sulla tesi della reincarnazione

Come già accennato fra le tesi ricorrenti si annovera anche quella della reincarnazione, da lungo tempo confutata già da S. Agostino (cfr. AUGUSTINUS HIPPONENSIS, De Civitate Dei, lib. X, cap. XXX, 10). La prima obiezione evidente è che i fautori della reincarnazione non possono spiegare l’evidente e generalizzata ignoranza delle eventuali esistenze precedenti. Come è possibile spiegare questo comune e totale oblio? Per quale motivo i ricordi della vita passata sono una rarissima eccezione e non una regola? Una volta esclusa la validità dell’ipnosi regressiva, come già visto, l’ipotesi dell’amnesia totale non è accettabile. Le amnesie spesso si risolvono spontaneamente, cosa che - per quanto riguarda gli ipotizzabili casi di reincarnazione - non è dato di vedere. Pur accettando la concezione platonica sulla costituzione dell’uomo (ben diversa da quella dell’antropologia biblica e in specie cristiana), non si vede perché lo spirito, lasciando il corpo, non porti con sé i ricordi e, senza perdere il possesso di questi, non entri in un nuovo corpo con un bagaglio di esperienze già acquisite. L’ignoranza totale delle presunte esistenze anteriori non renderebbe ragione del fenomeno della reincarnazione quale asserita via alla purificazione/perfezione dell’individuo. È un dato assolutamente evidente, infatti, che nessuno nasce con un sia pur minimo bagaglio di cognizioni (cfr. PALMÉS F. M., Metapsichica e spiritismo, Roma 1952, 385-392).

In verità alla «base di ogni concezione reincarnazionista c’è uno “spiritualismo”, c’è un credere di dover salvare, nell’uomo, soltanto l’”anima”; atteggiamento cui fatalmente corrisponde indifferenza se non disprezzo per il corpo. Per il cristianesimo, invece, l’uomo - ogni uomo: bello o brutto, nobile o plebeo, genio o beota - è un’unità inscindibile e irripetibile di elementi spirituali e materiali. Il nostro corpo non è un vestito che si possa cambiare né un involucro provvisorio da lasciare al suo destino per trasferirci in un altro vestito, in un altro involucro. Noi non “abbiamo” un corpo, “noi siamo” anche un corpo, dice il sano “materialismo” cristiano. Oggetto dell’amore di Dio nel crearci, nel redimerci e infine nel farci godere di Lui eternamente non è un’”anima” ma una persona umana nella sua completezza. Come già insegnava san Tommaso d’Aquino nel suo linguaggio medievale, “questa “mia” anima è ‘forma sostanziale’ di questo “mio” corpo”, non può dunque trasmigrare altrove, nell’angoscioso itinerario dei cicli metempsichici. Per il Vangelo, tutto l’uomo, non una sua parte soltanto, è immortale: il Cristo, nel suo Regno, non è il “re delle anime” purificate da penose reincarnazioni; è il “re degli uomini”, salvati, risorti gioiosamente per sempre nella loro individualità irrinunciabile. Coloro che credono sia “piú moderno” prendere sul serio la metempsicosi invece che l’escatologia cristiana, non si rendono forse conto che si tratta di un pauroso salto all’indietro. È un ritornare all’idea greca del corpo come prigione dell’anima; è un unirsi al disprezzo, talvolta all’orrore e all’odio asiatici verso la “materia” - a cominciare da quella che ci permette di vivere nel mondo con il nostro corpo - per combatterla, ignorarla, superarla, umiliarla, vincerla, annientarla. Non ci si rende conto che la millenaria lotta cristiana contro ogni fede nella reincarnazione è anche difesa del concetto di “persona” come realtà unica, irripetibile e dunque piú che ogni altra preziosa. Non ci si rende conto che il “no” cristiano è anche la riaffermazione dell’assoluta dignità e preminenza dell’uomo [...]» (cfr. MESSORI V., Scommessa sulla morte. La proposta cristiana: illusione o speranza?, Torino 19823, 192-193).

I fautori della reincarnazione, fra i quali l’ex parapsicologo Ian Stevenson, dell’Università della Virginia, che raccolse parecchie centinaia di presunte retrocognizioni ipnotiche, obiettano che l’oblio è necessario per preservare la mente dai traumi derivanti da un’eccessiva consapevolezza. Una simile spiegazione seppur parzialmente plausibile non rende comunque ragione della vastità dell’oblio e della estrema rarità della cosiddetta retrocognizione, limitata non a caso a soggetti in età infantile dai due ai sei anni (cfr. TUCKER J. B., Life Before Life: A Scientific Investigation of Children’s Memories of Previous Lives, Personality Studies Department, University of Virginia). È un dato di fatto invece che dietro la credenza nella reincarnazione si nasconda una profonda ignoranza non solo scientifica ma anche religiosa. Basti pensare che in Occidente (dove si diffondono filosofie e religioni orientali convenientemente “accomodate” al nostro modus vivendi) parecchi credono, in positivo, nella reincarnazione come ad un’ulteriore possibilità di perfezionamento. In Oriente invece la reincarnazione è vista negativamente come una condanna. Ci si può reincarnare illimitatamente, in base al karma, finché non si è pronti per l’illuminazione e ci si unisce al Tutto, stadio in cui cessa il tanto temuto ciclo delle reincarnazioni. Il sospetto dunque è che concetti come quello di “ipnosi regressiva”, “karma” e “vite precedenti”, siano parole chiave utilizzate per vendere un sottoprodotto “religioso” a chi crede semplicisticamente che possa esserci una relazione reale tra di essi.

Come già anticipato la regressione ipnotica permette di rivivere le esperienze del passato senza escludere tuttavia le conseguenze di un’immaginazione fuori controllo. Cosa succede se invece di stimolare la memoria si sollecita esplicitamente la fantasia del paziente sotto ipnosi? La realtà è che sarebbe possibile manipolare o inventare pressoché qualsiasi cosa, a piacimento dell’ipnotizzatore, e se il paziente in buona fede ci crede veramente lo si inganna a dispetto di ogni regola deontologica. Prova ne sia il fatto che il ricorso all’ipnosi non è ammesso in sede di giudizio poiché le idee e i suggerimenti forniti dall’ipnotizzatore sono sufficienti a stimolare fantasie che, in seguito, il paziente potrebbe ritenere come vere (si tratta della cosiddetta “sindrome dei falsi ricordi”: cfr. LOFTUS E. F., Come si creano i falsi ricordi, in Le Scienze [Edizione italiana di Scientific American] 351 (1997), 77-82).

L’ipnosi, regressiva o neutra, può essere impiegata solo a fini terapeutici, essa tuttavia è uno strumento molto complesso il cui impiego deve essere riservato ad operatori qualificati dalle autorità sanitarie e che offrano indubbie garanzie di professionalità e di eticità.

 

 

Le realtà "ultime"

È significativo il testo della Lettera agli Ebrei: «Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non per offrire se stesso piú volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire piú volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, cosí Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza» (Eb 9,24-28).

Sí, la reincarnazione è incompatibile con Dio Creatore e Padre, cosí come il cristianesimo rivela e come il buon senso e l’evidenza del creato dimostra. Pensare ad un Dio creatore che si avvalga della reincarnazione, per portare a perfezione le anime nel corso di piú esistenze - come sostiene, per esempio la dottrina antroposofica - presuppone l’inutilità della redenzione operata da Cristo. In altre parole la grazia, in questa prospettiva, sarebbe reale ma non adeguata, mentre - afferma chiaramente l’apostolo Paolo - là dove ha «abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20) e inoltre Dio non permette che siamo tentati oltre le nostre forze (cfr. 1Cor 10,13).

Per chi non ha conosciuto Cristo, la grazia perviene attraverso vie molteplici, spesso ignote, ma certamente reali, infatti, l’evangelista Giovanni sottolinea che «dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia» (Gv 1,16). Si può affermare perciò senza dubbio che è tipico della New Age tentare un approccio pseudo-scientifico al discorso delle retrocognizioni.

Nel Nuovo Testamento non si parla mai di reincarnazione, si parla invece di restaurazione dell’uomo, di rigenerazione dello spirito, di rinnovamento mediante l’effusione dello Spirito Santo, inoltre, per quanto concerne specificamente la fede cattolica, la reincarnazione viene decisamente esclusa dal Magistero costante della Chiesa che ha condannato anche dottrine ad essa collegate quale la preesistenza delle anime. Il Concilio Vaticano II, citando Eb 9,27, afferma che vi è un unico corso della vita umana terrena (LG 48).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che:

«[1022] Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione [Purgatorio], o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre. Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore». Al giudizio particolare segue il giudizio finale, nel momento della seconda venuta di Cristo: «[1038] La risurrezione di tutti i morti, “dei giusti e degli ingiusti” (At 24,15), precederà il Giudizio finale. Sarà “l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell’Uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5,28-29). Allora Cristo “verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli... E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra... E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25,31.32.46). [...] [1040] Il Giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l’ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesú pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l’opera della creazione e di tutta l’Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la Provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il Giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è piú forte della morte. [...] [1059] La santissima Chiesa romana crede e confessa fermamente che nel giorno del Giudizio tutti gli uomini compariranno col loro corpo davanti al tribunale di Cristo per rendere conto delle loro azioni. [1060] Alla fine dei tempi, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Allora i giusti regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo materiale sarà trasformato. Dio allora sarà “tutto in tutti” (1Cor 15,28), nella vita eterna».

 

 

 

 

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