72) Le tesi radicali diffuse in Italia sono compatibili con la fede cristiana?

 

 

 

 

La domanda, posta cosí, non sarebbe sufficientemente chiara, occorre infatti identificare chiaramente la fonte e le tesi stesse. Nel linguaggio corrente tuttavia, in Italia, per radicali si intendono le tesi propagandate anzitutto dal Partito Radicale propriamente detto, nelle sue articolazioni nazionale e internazionale. Occorre rilevare però che negli ultimi decenni numerosi partiti/movimenti di sinistra hanno fatto proprie molte delle medesime istanze trasformandosi, in certo qual modo, in altrettanti partiti "radicali".

Furono profetiche le parole del filosofo Augusto del Noce (Pistoia 1910 - Roma 1989) quando affermò che... «i partiti di vecchia ispirazione marxista si sono trasformati in aggregazioni "liberal" nelle quali la prospettiva morale è quella che fu della minoranza radicale di Pannella e che è ora l'ispiratrice della vulgata egemone. E la secolarizzazione diventa diffidenza, spesso odio verso il cristianesimo, desiderio di chiudere una parentesi evangelica durata venti secoli. Dunque, troppo a lungo. Certa intellighenzia si rammarica del "mito semita" del Nazareno, del "cruciato martire che crucia gli uomini" (come diceva Carducci) che ha mandato in letargo un Olimpo che si vorrebbe risuscitare, con i suoi dei che non potevano biasimare alcuno, essendo i primi a seguire voglie, istinti, piaceri».

Le continue offensive politico-mediatiche a sostegno del divorzio, dell'aborto, dell'eutanasia, dell'assegnazione alle coppie omosessuali dei diritti propri delle famiglie (inclusi i vantaggi fiscali, pensionistici e le adozioni dei bambini), della libertà sessuale senza limiti, della riduzione demografica sono solo alcune delle costanti di tali partiti e movimenti. Ma alla sovversione non c'è limite, il prossimo limite da valicare potrebbe essere la pedofilia: la Commissione per le Organizzazioni Non Governative dell'ONU ha decretato la sospensione dello status consultivo al Partito Radicale Transnazionale (Transnational Radical Party) per un periodo di tre anni affermando che esso "è una organizzazione politica i cui principi e le cui attività hanno ripetutamente contraddetto lo spirito della Carta delle Nazioni Unite" (cfr. Press release NGO/381, 27 settembre 2000). In ogni caso fra le posizioni unanimemente condivise si annovera una marcata ostilità anticristiana e soprattutto anticattolica.

Singolare l'ostilità radicale ai concordati fra Stato e Chiesa: pur contestando aspramente qualsiasi forma di finanziamento o aiuto alle comunità ecclesiali il partito gode di notevoli finanziamenti anche pubblici a diverso titolo (in Italia è il caso, per esempio, di Radio Radicale). "I soldi sono un elemento essenziale dell'attuale politica radicale" (cfr. L'Unità, 2 agosto 1999), il Partito Radicale infatti dopo l'era del volontarismo degli anni '70 è ora diventato "una struttura manageriale ben organizzata" (L'Unità, ibid.). La trasparenza dei bilanci, ora nell'ordine di miliardi per ogni singola iniziativa (cfr. Panorama, 24 giugno 1999), è ostentata, ma solo per specifiche campagne. "Resta un dubbio" - nota l'Avvenire del 25 giugno 1999 - su chi finanzia la dispendiosa macchina del Partito; nei rendiconti pubblicati, infatti, "restano fuori le altre spese del Partito coperte da contributi volontari. Di chi"? Per i finanziamenti i radicali non si fanno illusioni sul consenso popolare. Spiega Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale, che nella raccolta fondi "non puntiamo molto sull'azionariato popolare, piuttosto speriamo in qualche imprenditore..." (cfr. L'Unità, 2 agosto 1999).

Una caratteristica comune a quello che da ora in poi chiameremo genericamente radicalismo è la particolare abilità nell'uso dei media e l'appello ai sentimenti individuali al fine di far passare le sue istanze avvalendosi di tesi e casi umanitari estremi, tali da avere un ampio impatto emotivo sull'opinione pubblica.

La grave domanda che a questo punto è necessario porsi è se il radicalismo abbia o no l'intento cosciente di degradare e pervertire la società civile. Anche se i suoi leader si mascherano spesso da garantisti, buonisti, pacifisti, arrogandosi un'ispirazione gandhiana che a loro non compete minimanente, il loro è un disegno politico e sociale che nel migliore dei casi merita di essere definito quale "sovversione fine a se stessa". L'acrimonia con la quale avversano la Chiesa cattolica è eloquente circa le loro intenzioni ultime.

Il radicalismo si batte strenuamente contro la pena di morte, dimenticando totalmente coloro che esigono giustizia; propone lo sciopero della fame e della sete in apologia a veri e propri crimini come l'aborto e l'eutanasia; difende i criminali senza spendere una sola parola per le vittime di questi. Oltre all'abolizione della pena di morte (istanza questa condivisibile) il radicalismo ha piú volte proposto perfino l'abolizione dell'ergastolo, ma mai ha pronunciato una sola parola in difesa delle vittime della barbarie, dei familiari delle vittime stesse e delle loro vite rovinate per sempre. Mai una protesta o uno sciopero è stato proposto per tutelare la memoria di qualche vittima uccisa da assassini poi liberati grazie ai loro indulti. Fra i piú noti scandali parlamentari del Partito Radicale vi fu l'elezione, nel 1983, di Tony Negri, "considerato l'ideologo del 'terrorismo rosso'" in Italia (cfr. La Stampa, 6 agosto 1999), il quale, in carcere dal 1979, dopo numerose condanne, appena beneficiò dell'immunità parlamentare ne approfittò per fuggire all'estero.

L'introduzione del divorzio ha minato la famiglia secondo natura distruggendola dalle fondamenta. Le coppie vengono spinte a divorziare facilmente con conseguenze inimmaginabili per i figli, che crescono inevitabilmente in un ambiente malsano e corrotto. Quanto ai figli, ormai ridotti ad un "problema", possono essere eliminati con l'aborto libero e gratuito, da essi considerato una "conquista civile". Come non vedere l'assurda contraddizione? Si battono contro la pena di morte e poi favoriscono l'uccisione di milioni di esseri umani innocenti! Per decenni il radicalismo ha castrato moralmente intere generazioni di italiani e oggi, gli stessi leader, dicono che l'Italia ha bisogno dei figli degli immigrati! A chi giova realmente tutto questo?

Che dire poi dell'eutanasia? È incredibile la veemenza con la quale i radicali si accaniscono per far sí che degli sventurati, in preda alla disperazione, trovino uno disposto non ad ucciderli - si dice - ma ad "alleviarne le sofferenze", ingannando con vuoti eufemismi la pubblica opinione. In realtà dietro questo accanimento c'è uno scopo, quello di diventare i padroni della vita per poterla poi togliere a piacimento. L'uomo - si afferma - diventa cosí davvero padrone di se stesso. In realtà è vero esattamente l'opposto: una volta passato il principio, ossia quella della libera "disponibilità" della vita umana, quali saranno le conseguenze nel medio e nel lungo termine?

Il radicalismo propugna la libera diffusione degli stupefacenti. Cosí tutti, giovani e non, potranno acquistare liberamente la "droga di Stato". In uno Stato ridotto al rango di "spacciatore" si incomincia con le cosiddette "droghe leggere" ma per arrivare dove? Nessuno ha il coraggio di dire dove porta realmente la droga? Nessuno mette in evidenza il rischio della demenza precoce? Nessuno spiega all'opinione pubblica quale fine miserabile è riservata al drogato, a qualsiasi drogato? Una squallida ombra di essere umano, privato ormai di identità e dignità, solito a vomitarsi, defecarsi e orinarsi addosso, in preda alle convulsioni e al terrore da crisi di astinenza, pronto ad ogni crimine e ad ogni follia. Che sarà mai se i denti cadono? Se la pelle si riempie di piaghe? Se non si trova piú un posto per infilare l'ago sul braccio, ormai ridotto ad un tubercolo sanguinante e ci si buca perfino sul piede? A quanto pare non è un problema grave per il radicalismo che esige perfino l'assistenza medica gratuita, illudendosi che un drogato all'ultimo stadio sia capace di badare a se stesso, fosse pure solo per recarsi da un medico. No, non è poi cosí grave, dal loro punto di vista.

Il radicalismo si batte per i diritti di tutti, di tutti i diversi, perfino di coloro che a un certo punto della loro vita, essendo stati spinti da loro alla perversione, si mettono a praticare l'omosessualità ed ogni altro genere di devianza, da essi esaltata come cosa normale e di cui andare orgogliosi. Bisogna essere davvero folli per vedere nel sesso l'unica ragione di vita auspicandolo in un programma politico. Quale limite dunque allo stupro e alla prostituzione in un simile contesto sociale? Nel 1972 Marco Pannella intervenne per giustificare la scelta della "rivolta morale" contro la quale si erano levate proteste anche in ambienti vicini al Partito Radicale: "L'obiettivo d'una lotta per una sessualità vissuta da laici e libertari" affermò Pannella "è necessariamente nostro" (cfr. Notizie Radicali, 20 luglio 1972).

Il radicalismo afferma di battersi per poter consentire a tutti di esprimere la loro opinione senza restrizioni... a patto che non si tratti di opinioni cattoliche. Questa purtroppo è la vera faccia del radicalismo, di gran lunga piú ostile alla Chiesa del veterocomunismo di stampo marxista, che almeno qualche limite etico e morale ai suoi aderenti lo poneva, almeno in linea teorica.

È doveroso dunque interrogarsi seriamente su questi atteggiamenti contraddittori del radicalismo che ha causato e causa cosí tante sciagure. Una cosa è certa: non è proprio possibile essere veri cristiani, veri cattolici e anche radicali.

Sono numerose purtroppo le vittime della propaganda radicale, una propaganda che attecchisce facilmente là dove l'ignoranza religiosa è tanta e la fede debole, debolissima. Anche di questi piccoli la Chiesa deve farsi carico.

«È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!» (Lc 17,1-3).