Perché si muore in un momento piuttosto che in un altro? C'è un qualche destino stabilito per ognuno di noi da qualche parte?

 

 

 

 

Questa è una di quelle domande che capita di sentire spesso quando succede una disgrazia, soprattutto se è inaspettata o in qualche modo sconvolgente. Ma è umanamente possibile rispondere ad una domanda come questa? Esiste forse un momento adatto per morire? La verità è che - parlando in termini umani - non è mai, né può mai esserci un momento adatto per morire.

La morte è sempre inopportuna, inaspettata e sgradita. Molte volte le cause di un decesso sono piú che evidenti, eppure anche in questo caso ci si chiede il perché. In realtà, in ultima analisi la morte di una persona è sempre un mistero e per noi che restiamo quaggiú sarà sempre incomprensibile e intimamente inaccettabile. Solo Dio conosce la risposta a questo perché, ma il fatto che la conosca non intacca la nostra libertà, non ci impedisce di costruire il nostro destino, né impedisce alla nostra libertà di incrociare quella degli altri. Non esiste un misterioso destino scritto da qualche parte; quello del destino è uno squallido concetto pagano che non ha nulla di cristiano e che non rende neppure ragione della dignità umana.

Noi non abbiamo un destino, abbiamo una vocazione che Dio ci ha donato e che risponde alle esigenze profonde della nostra persona. Noi abbiamo tutti una sola predestinazione da parte di Dio: quella della salvezza e della felicità eterna con Lui. Se sapremo realizzare nell'amore la nostra vocazione saremo davvero felici, in caso contrario diventeremo - come direbbe un artista - un'eterna incompiuta. Non sia mai! Ma in fondo per il cristiano è cosí urgente la risposta a queste domande? Abbiamo, infatti, nella Parola di Dio non "alcune risposte", ma una grande risposta a tutte le domande come questa.

Scrive l'apostolo Paolo ai romani: «Nessuno di noi [...] vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore» (Rm 14,7-8). Morire per lui e avere la certezza di essere suoi - se abbiamo vissuto «con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo» (Tt 2,12) - è la piú grande consolazione ed è la piú grande gioia che potrebbe capitarci.

Abbiamo ancora bisogno di dare risposte all'umana curiosità?

 

 

«Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati» (Rm 18,28-30).

 

«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è piú grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,27-30).

 

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesú: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesú: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di piú grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò» (Gv 14,1-14).