Ecco alfine terminata questa guerra che, durante quasi sei anni, ha tenuto l'Europa nella stretta delle piú atroci sofferenze e delle piú amare tristezze. Un grido di riconoscenza umile e ardente sgorga dal piú profondo del Nostro cuore verso «il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione» (2Cor 1,3). Ma il Nostro cantico di azioni di grazia si accompagna con una preghiera supplichevole per implorare dalla onnipotenza e dalla bontà divina il termine, secondo giustizia, delle lotte sanguinose anche nell'Estremo Oriente.

Inginocchiati in spirito dinanzi alle tombe, ai burroni sconvolti e rossi di sangue, ove riposano le innumerevoli spoglie di coloro che son caduti vittime dei combattimenti o dei massacri disumani, della fame o della miseria, Noi li raccomandiamo tutti nelle Nostre preghiere e specialmente nella celebrazione del Santo Sacrificio, al misericordioso amore di Gesú Cristo, loro Salvatore e loro Giudice. E Ci sembra che essi, i caduti, ammoniscano i superstiti dell'immane flagello e dicano loro: Sorgano dalle nostre ossa e dai nostri sepolcri e dalla terra, ove siamo stati gettati come grani di frumento, i plasmatori e gli artefici di una nuova e migliore Europa, di un nuovo e migliore universo, fondato sul timore filiale di Dio, sulla fedeltà ai suoi santi comandamenti, sul rispetto della dignità umana, sul principio sacro della uguaglianza dei diritti per tutti i popoli e tutti gli Stati, grandi e piccoli, deboli e forti.

La guerra ha accumulato tutto un caos di rovine, rovine materiali e rovine morali, come mai il genere umano non ne ha conosciute nel corso di tutta la sua storia. Si tratta ora di riedificare il mondo. Come primo elemento di questa restaurazione, Noi bramiamo di vedere, dopo una cosí lunga attesa, il ritorno pronto e rapido, per quanto le circostanze lo permettono, dei prigionieri, degl'internati, combattenti e civili, ai loro domestici focolari, verso le loro spose, verso i loro figli, verso i loro nobili lavori di pace.

A tutti poi Noi diciamo: Non lasciate piegare la vostra energia né abbattersi il vostro coraggio; dedicatevi ardentemente all'opera di ricostruzione, sostenuti da una robusta fede nella Provvidenza divina. Mettetevi al lavoro, ognuno al suo posto, risoluto e tenace, col cuore animato da un generoso, indistruttibile amore del prossimo. È ardua, certamente, ma è pur santa la impresa che vi attende per riparare gl'immediati e disastrosi effetti della guerra: vogliamo dire il disfacimento dei pubblici ordinamenti, la miseria e la fame, il rilasciamento e l'imbarbarimento dei costumi, l'indisciplinatezza della gioventú. In tal guisa, a poco a poco, voi preparerete alle vostre città e ai vostri villaggi, alle vostre province e alle patrie vostre, una sorte piú accettevole e il vigore di un sangue rinnovato.

Fugata dalla terra, dal mare, dal cielo la morte insidiatrice, assicurata ormai dall'offesa delle armi la vita degli uomini, creature di Dio, e quanto ad essi rimane dei privati e dei comuni averi, gli uomini possono ormai aprire la mente e l'animo alla edificazione della pace.

Se noi ci restringiamo a considerare l'Europa, ci troviamo già dinanzi a problemi e a difficoltà gigantesche, di cui bisogna trionfare, se si vuole spianare il cammino a una pace vera, la sola che possa essere duratura. Essa non può infatti fiorire e prosperare se non in una atmosfera di sicura giustizia e di lealtà perfetta, congiunte con reciproca fiducia, comprensione e benevolenza. La guerra ha suscitato dappertutto discordia, diffidenza ed odio. Se dunque il mondo vuol ricuperare la pace, occorre che spariscano la menzogna e il rancore e in luogo loro dominino sovrane la verità e la carità.

Innanzi tutto pertanto supplichiamo istantemente nelle nostre preghiere quotidiane il Dio d'amore di adempire la sua promessa fatta per bocca del profeta Ezechiele: «Io darò loro un cuore unanime, un nuovo spirito infonderò nel loro interno, e strapperò dalle loro viscere il cuore di sasso e vi sostituirò un cuore di carne, affinché camminino sulla via dei miei precetti e osservino i miei giudizi e li mettano in pratica, ed essi siano il mio popolo e io sia il loro Dio» (Ez 11,19-20). Che il Signore si degni di destare questo spirito nuovo, il suo spirito, nei popoli e particolarmente nel cuore di coloro, cui è affidata la cura di ristabilire la futura pace! Allora, e allora soltanto, il mondo risuscitato eviterà il ritorno del tremendo flagello e regnerà la vera, stabile e universale fratellanza e quella pace garantita da Cristo anche in terra a chi nella sua legge d'amore vorrà credere e sperare.

Pio Pp. XII

 

 

 

 

 

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Cfr. PIO XII, Radiomessaggio Ecco alfine terminata per la fine della guerra in Europa, 9 maggio 1945: AAS 37(1945), 129-131.

 

 

 

 

 

 

N.B. Si raccomanda la consultazione dei testi originali presso il sito della Santa Sede. È inoltre possibile richiedere i documenti presso il sito della Libreria Editrice Vaticana.