Ogni volta che viene ribadita una qualche verità morale, soprattutto in materia di costumi sessuali, si registrano delle voci di opposizione che di volta in volta, in nome dell'emancipazione personale, della concezione laica della vita, della ragione, della scienza o dell'arte rivendicano la libertà assoluta. Ma chi cerca di privarci della libertà? No, dietro queste "voci" in realtà non ci sono persone che hanno paura di perdere la libertà. Perfino nell'antica Roma papalina vi era una certa tolleranza per la prostituzione. Perfino il Signore rimproverò lo zelo eccessivo degli apostoli di fronte a coloro che rifiutavano il suo messaggio e la sua persona: quando in un villaggio di Samaritani non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi"? Ma Gesú - dice il Vangelo - si voltò e li rimproverò (cfr. Lc 9,51-56).

Tutti oggi, come mai nella storia, siamo liberi di sbagliare, ma ad una inevitabile condizione: pagarne le conseguenze. L'errore porta con sé l'errore, il male partorisce il male, è una logica alla quale non è possibile sfuggire. La libertà è un bene, e lo è soprattutto perché ci consente di essere autentici e consente al nostro amore di essere vero. Troppe volte in passato abbiamo assistito ad un'adesione piú o meno interessata e forzata al bene e ai valori dello spirito. Oggi non è cosí, siamo in un'epoca dove il credere e l'amare davvero non sono piú a costo zero. Questo è anche il trionfo della verità. Possiamo dirlo a voce alta: davvero beato chi, in questa epoca storica, decide di credere e di amare!

Ma se è cosí perché alcuni ambienti culturali e politici osteggiano insistentemente l'insegnamento ecclesiale? Che cosa temono nel profondo, visto che la libertà è loro piú che mai garantita? La verità non può essere che una sola e la espone in modo magistrale la Seconda lettera a Timoteo:

«Verrà il tempo che non sopporteranno piú la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole» (2Tm 4,3-4).

Ma quali sarebbero queste favole? Sono le favole della ragione addomesticata, accecata dentro i labirinti di una logica disarticolata dal reale; della pseudo-scienza venduta alla politica; della politica dedita alla demagogia, infine, della cultura votata alla conquista dell'audience più che alla conoscenza della verità. Ebbene, ciò che è logico non è necessariamente vero ma è destinato a dissolversi alla luce dei fatti. Ciò che oggi è scienza - ce lo insegna la storia - domani potrà essere ignoranza! Ciò che oggi suscita audience presto darà noia.

Capita di rado, nelle critiche rivolte alla morale cristiana, di notare qualcosa che vada al di là dei soliti slogan libertari spesso riproposti in modo impulsivo e irritato. Molti vogliono abbandonarsi alle offerte generose della "sessualità deificata" senza che alcuno gli ricordi ciò che essa nasconde dietro l'angolo. È sufficiente parlare al drogato dei pericoli della tossicodipendenza per notare come sia tempo sprecato. Perché? Perché si parla ad un essere umano che non ha piú la volontà, non dispone piú di se stesso ma è schiavo della "cosa" a cui ha scelto di abbandonarsi. I veleni piú ingannevoli non sono certo quelli amari! Ma la sessualità non è un veleno, è una realtà positiva, buona, come dice l'autore del Libro della Sapienza: «Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c'è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale» (Sap 1,14-15).

È solo l'avidità umana a rendere cattive le cose che sono intrinsecamente buone. Allora - dicono alcuni - per quale ragione porre veti tanto severi nei confronti di una realtà naturale voluta da Dio stesso? Perché la Chiesa è cosí severa nei riguardi della sessualità e, al contrario, non adotta lo stesso rigore per altri aspetti della morale?

È vero, la sessualità umana è un fenomeno naturale ed è cosa buona, ma questa non è certo una ragione per derogare dalla verità dell'uomo e dalla verità morale. Guai se l'uomo perde il controllo di sé, qualunque sia l'impulso che lo investe. L'esperienza spesso insegna che ciò che porta una persona a compiere dei gravi errori e delle scelte sbagliate, risiede proprio in una vita affettiva e sessuale mal gestita, quando non del tutto disordinata.

Anche un bambino intuisce che un peccato contro il quinto comandamento è spesso piú grave di uno contro il sesto. La differenza è che difficilmente una persona è spinta ad attentare gravemente alla vita del prossimo, non cosí invece in materia sessuale. Ecco perché è importante, anzi fondamentale, una pedagogia che potremo definire "prudenziale".

Anche investire una persona è ben piú grave che darsi al bere, eppure uno dei primi moniti delle forze dell'ordine consiste nel ricordare che prima di guidare non bisogna bere. Infatti, nessuna persona sensata investirebbe volontariamente qualcuno, tuttavia anche le persone piú sensate possono bere più del dovuto. Anche lo Stato piú laico, quando si tratta di pericoli tangibili, si avvale della stessa "pedagogia prudenziale" di cui si è sempre servita la saggezza umana di tutti tempi.

E se possiamo vivere gaiamente la nostra sessualità perché non bere quanto ci pare? Forse almeno qualcuno penserà alle stragi del sabato sera. Giusto. E allora perché non parlare anche delle migliaia di donne e ragazze che ogni anno vengono violentate e perfino uccise? Perché non parlare degli uomini traditi e costretti ad inseguire i cocci della loro famiglia e del loro futuro? Perché non parlare dell'infamante tratta delle schiave del mercato della prostituzione? E delle migliaia di bambini brutalizzati e rovinati per sempre dalla pedofilia? E delle migliaia di famiglie distrutte e di tutti gli altri naufragi umani di cui abbondano le nostre cronache? E perché non parlare di tante altre innumerevoli vite fallite e rovinate per sempre? Ecco cosa proviene da una sessualità vissuta senza cuore e senza ragione e abbandonata ad un'ingannevole emotività. La sessualità senza amore porta alla solitudine interiore e alla lontananza da Dio e poi perfino alla negazione di Dio e della dignità umana.

Parole inutili? Per alcuni può darsi, però di fronte alla spavalderia della trasgressione, bisogna avere il coraggio della testimonianza, occorre fermezza e decisione. L'uomo è fatto per amare ed essere amato, questa è la nostra natura profonda. Freud semplificò davvero troppo il discorso sulla sessualità. La verità è che essa è solo una delle tante dimensioni dell'amore e neppure la piú importante. Se avesse alzato un po' più il suo sguardo avrebbe colto nel segno. Ora, in tutti noi, ci sono due vie per realizzare la vocazione all'amore...

Una è la via più facile; quella che tutti siamo bravi a percorrere nel modo piú rapido e semplice possibile, ma è una via che porta alla distruzione dell'individuo e alla dissoluzione del tessuto sociale. Non occorre essere profeti per capirlo, basta leggere la cronaca quotidiana.

L'altra via è quella che solo Dio, nella pazienza, nella gioia e anche nella sofferenza, come in una sorta di parto spirituale, può darci la grazia di percorrere. Questa, e solo questa, è la via della vita. Chi può comprendere, comprenda.

 

 

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Padre Celeste, veniamo davanti a te in questo giorno per implorare il tuo perdono e il tuo discernimento.

Noi conosciamo quel versetto delle Sacre Scritture che dice: "Sventura a coloro chiamano il male bene".

Ahimè! È proprio quello che abbiamo fatto. Abbiamo invertito tutti i valori e lo confessiamo.

Abbiamo ridicolizzato la verità assoluta del tuo Vangelo e abbiamo chiamato questo: pluralismo.

Abbiamo adorato gli altri "dei" e abbiamo chiamato questa cosa: apertura culturale.

Abbiamo approvato la perversione dei costumi e abbiamo chiamato questa cosa: stili di vita diversi.

Abbiamo spiegato la povertà e l'abbiamo chiamata: fatalità del destino.

Abbiamo incoraggiato la pigrizia e l'abbiamo chiamata: benessere.

Abbiamo ucciso dei bambini nel seno della loro madre e abbiamo chiamato ciò: una scelta.

Abbiamo trascurato di educare i nostri figli e abbiamo chiamato questa cosa: autodisciplina.

Abbiamo abusato del potere e abbiamo chiamato questa cosa: politica.

Abbiamo invidiato i beni dei nostri vicini e abbiamo chiamato ciò: legittime ambizioni.

Abbiamo inquinato l'atmosfera con la pornografia e abbiamo chiamato questa cosa: libertà di espressione.

Abbiamo ridicolizzato i valori ed principi dei nostri padri e abbiamo chiamato ciò: modernità.

Sonda i nostri cuori, o Dio, perché Tu solo sai veramente quanto essi valgono!

Perdonaci tutti i peccati e liberaci. Noi te lo chiediamo nel nome del tuo Figlio, nostro Signore Gesú Cristo.

Amen.

 

 

Il Reverendo Wright al Senato americano in occasione dell'investitura del Presidente USA G. W. Bush (20 gennaio 2001)