In risposta alle dichiarazioni del presidente dell’Ordine nazionale degli Psicologi, Giuseppe Luigi Palma, sostenitore dell’ideologia di genere, contro l’avvocato Giancarlo Cerrelli, vice-presidente dell’Unione Giuristi Cattolici, uno psicologo ha scritto una lettera in sua difesa.

Una lettera non firmata poiché, di questi tempi, esprimere liberamente le proprie opinioni può costare il posto di lavoro, una ritorsione facile e vile, anche quando le “opinioni” sono ben documentate ed esprimono posizioni semplicemente razionali prima ancora che personali. Questa pagina intende essere un omaggio al personale medico e paramedico che vive la professione come un servizio all’uomo e alla verità.

 

 

 

 

Stimato dottor Cerrelli,

sono uno psicologo cattolico e desidero esprimerle tutta la mia solidarietà per gli attacchi ricevuti dal presidente del mio ordine professionale nazionale Giuseppe Luigi Palma (candidato alle elezioni regionali 2010 nella lista di Vendola). Sono costretto a mantenere l’anonimato per non essere espulso dal mio ordine professionale e quindi perdere la possibilità di lavorare e mantenere la mia famiglia. Questo per confermare che, nella nostra società, non sono certo gli attivisti gay, o chi ne condivide le istanze, a subire lo stigma sociale e professionale.

Desidero aggiungere qualche nota professionale alla mia vicinanza personale. So bene che lei non ha affermato (come pare aver capito Palma) che l’omosessualità è una malattia, e probabilmente non lo crede nemmeno. Tuttavia è necessario puntualizzare le affermazioni che Palma ha usato contro di lei.

1) Innanzitutto va chiarito che l’Ordine degli Psicologi non è una associazione scientifica, alla quale si accede volontariamente o per cooptazione, per meriti clinici o scientifici. L’Ordine degli Psicologi è un organismo amministrativo che ha lo scopo di gestire l’albo professionale, al quale è obbligatorio iscriversi per esercitare la professione. Il tono dell’amministratore Palma, che qualcuno definirebbe “da ditino alzato”, è dunque fuori luogo perché non spetta all’ordine pronunciarsi sulla scientificità o meno di certe affermazioni.

2) Secondariamente, che l’omosessualità possa essere modificata lo dimostrano studi scientifici come quello di Spitzer (2001), lo psichiatra che nel 1973 si è assunto la responsabilità di depennare l’omosessualità (egodistonica) dal DSM, il manuale diagnostico “dell’American Psychiatic Association”; lo conferma l’analisi di Karten (2003); lo certificano, con uno studio che sfiora il “gold standard” della ricerca psicologica, Jones e Yarhouse (2007); lo dichiarano persino gli italiani Dettore e Lambiase (2011), che non possono certo essere accusati di “omofobia”.

3) Profondamente errato dal punto di vista scientifico è affermare che un atteggiamento negativo nei confronti dell’omosessualità porti alla violenza nei confronti degli omosessuali, come dimostra lo studio di Mak e Sang (2008).

4) Palma fa riferimento al documento dell’Ordine Nazionale degli Psicologi intitolato “Lo psicologo non deroga mai” per affermare che “Gli psicologi, secondo il Codice Deontologico, non possono prestarsi ad alcuna terapia riparativa dell’orientamento sessuale di una persona”. È bene ricordare due cose.

Primo: il citato documento è stato redatto in seguito alle pressioni esercitate dalle associazioni omosessualiste (come lo stesso documento dell’Ordine ricorda). Lascia per lo meno basiti pensare che un ordine professionale agisca a comando di fazioni ideologiche dimenticandosi della propria autonomia.

Secondo: il documento “Lo psicologo non deroga mai” contraddice, in realtà, il Codice Deontologico degli psicologi italiani. L’articolo 4 del Codice Deontologico, infatti, recita: “Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità”. Il documento dell’Ordine considera le terapie cosiddette “riparative” non rispettose delle opinioni e credenze di pazienti che hanno una omosessualità egosintonica; ma, a quanto pare, non considera meritevoli di rispetto le opinioni e le credenze dei pazienti che hanno una omosessualità egodistonica, che chiedono un cambiamento del loro orientamento sessuale. “Lo psicologo non deroga mai” non solo contraddice l’articolo 4 del Codice Deontologico non rispettando le opinioni e le credenze dei pazienti (spesso credenti) che appartengono a questo secondo gruppo; ma anche operando una distinzione tra pazienti con omosessualità egosintonica e pazienti con omosessualità egodistonica. Lo stesso articolo del Codice Deontologico, infatti, proibisce allo psicologo discriminazioni in base alla religione e all’orientamento sessuale, eppure “Lo psicologo non deroga mai” semplicemente ignora le sofferenze di pazienti credenti che provano pulsioni omosessuali indesiderate.

 

 

 

 I cattivi dottori

James Ensor - I cattivi dottori (1892)

Non è competenza propria dei professionisti della salute mentale e
degli scienziati del comportamento giudicare anormale o irrazionale una credenza in Dio...

 

 

 

 

 

 

5) Per concludere, visto che Palma si sente incaricato del ruolo di portavoce della comunità internazionale dei professionisti della salute mentale (a titolo personale, visto che questo ruolo non compete al presidente dell’Ordine Nazionale degli Psicologi), potrebbe anche prendere posizione contro l’uso dilagante del termine “omofobia”. È infatti dimostrato (Olatunji e altri, 2004) che un atteggiamento negativo nei confronti dell’omosessualità non è in alcun modo indice di una fobia (che è una categoria clinica ben definita). Come ha scritto Nicholas Cummings, presidente emerito “dell’American Psychiatric Association”, “[...] certi valori morali ed estetici, e domande e opinioni politiche non dovrebbero, in una società libera, essere ostacolati e soppressi dai professionisti della salute mentale e dai ricercatori delle scienze del comportamento. […] non è competenza propria dei professionisti della salute mentale e degli scienziati del comportamento giudicare anormale o irrazionale una credenza in Dio e credenze specifiche su ciò che Dio ha rivelato”. Lo stesso Lohr, coautore con Olatunji della citata ricerca sulla connessione tra paura ed atteggiamento omofobico, ha commentato i risultati del suo lavoro con queste parole: “Se il disprezzo e il disgusto guidano l’omofobia, essa sembra piú un problema morale o sociale che un problema psicopatologico. Se cominciamo a considerare patologici gli atteggiamenti negativi - con l’implicazione che c’è qualcosa di sbagliato dal punto di vista medico nelle persone con pregiudizi, che essi sono in qualche modo malati nei loro atteggiamenti -, ciò mi sembra aberrante”.

Questi atteggiamenti da parte dei vertici dell’Ordine Nazionale degli Psicologi non solo confermano che il dibattito sull’omosessualità è di natura ideologica e non scientifica, ma gettano ulteriore discredito su una professione che ancora fatica a conquistare una credibilità pubblica.

Vale la pena ricordare, ad esempio, che il “National Institute of Menthal Health”, ha recentemente dichiarato che non utilizzerà piú il “DSM” come manuale diagnostico. La credibilità del manuale “dell’American Psychiatric Association”, già pesantemente minata dalle influenze dell’industria farmaceutica sulla stesura del “DSM”, è infatti precipitata dopo la decisione di derubricare, dopo l’omosessualità, anche la pedofilia dalla lista dei disturbi mentali.

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti

 

ROGERS H. WRIGHT, NICHOLAS A. CUMMINGS, “Destructive Trends in Mental Health. The well-intentioned path to harm”, Routledge, New York (NY) 2005.

DAVIDE DETTORE, EMILIANO LAMBIASE, “La fluidità sessuale. La varianza dell’orientamento e del comportamento sessuale”, Alpes, Roma 2011.

ELAN YESHAYAHU KARTEN, JAY C. WADE, “Sexual orientation change efforts in men: a client perspective”, in “Journal of men’s studies”, n. 18, 2010, pp. 84-102.

HEATHER K. MAK, JO-ANN TSANG, “Separating the “Sinner” from the “Sin”: Religious Orientation and Prejudiced Behavior Toward Sexual Orientation and Promiscuous Sex”, in “Journal for the Scientific Study of Religion”, vol. 47, n. 3, settembre 2008, pp. 379-392.

BUNMI O. OLATUNJI, CRAIG N. SAWCHUK, JEFFREY M. LOHR, PETER J. DE JONG, “Disgust domains in the prediction of contamination fear”, in “Behaviour Research and Therapy”, vol. 42, n. 1, 2004, pp. 93 - 104.

ROBERT L. SPITZER, “Can Some Gay Men and Lesbians Change Their Sexual Orientation? 200 Participants Reporting a Change from Homosexual to Heterosexual Orientation”, in “Archives of Sexual Behavior”, vol. 32, n. 5, ottobre 2003, pp. 403 - 417.

STANTON L. JONES, MARK A. YARHOUSE, “Ex-gays? A longitudinal study of religiously mediated change in sexual orientation”, Intervarsity Press, Downers Grove (IL) 2007.