L’Ordinario Militare per l’Italia Mons. Giovanni Marra, interpellato in merito alla sentenza della corte di Karlsruhe che non ha ritenuto di sanzionare l’affermazione di un pacifista tedesco secondo cui «i militari sono assassini», ha fatto la seguente dichiarazione.

Assassino o omicida è colui che, con deliberata volontà, uccide un essere umano innocente: questo principio che discende dal quinto comandamento «non uccidere», vale per ogni persona, sia che abbia la condizione civile o quella militare.

Affermare invece che il militare, in quanto tale, è da considerarsi un «assassino» è soltanto un calunnioso e ingeneroso insulto alla dignità umana e professionale di coloro che mettono al servizio della propria Patria perfino la loro vita per assicurare la difesa nazionale e partecipare a missioni umanitarie di pace, secondo come viene richiesto dalle Nazioni Unite.

Non sono «assassini» i nostri giovani militari che in questo momento, in collaborazione con le forze di Polizia, controllano il territorio e operano contro la criminalità in Sicilia con i «Vespri Siciliani», in Calabria con l’«Operazione Riace» e in Campania con l’«Operazione Partenope».

Non sono davvero «assassini» i militari italiani che hanno partecipato alle missioni umanitarie promosse dall’ONU in Kurdistan, in Albania, in Somalia e in Mozambico dove ancora vi opera un contingente di alpini.

Per la morale cattolica - come afferma il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2310 - «Coloro che si dedicano al servizio della Patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. E se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene comune della Nazione e al mantenimento della pace».

C’è poi il diritto alla legittima difesa da un ingiusto aggressore, che per lo Stato diventa anche dovere di proteggere i suoi cittadini.

L’uccisione di un tale aggressore non si configura come un assassino, né contraddice la proibizione contenuta nel quinto comandamento, per la semplice ragione che l’aggredito, persona singola o Stato, ha il diritto di difendersi e la sua reazione è finalizzata primariamente alla tutela della propria vita e a quella dei cittadini di cui ha responsabilità.

L’affermazione del pacifista tedesco non è solo offesa contro i militari ma anche contro ogni Stato che ha il diritto-dovere di dotarsi di forze militari per difendere i propri cittadini contro aggressioni esterne e assicurare all’interno la tutela dei diritti degli stessi cittadini e la vita democratica contro eventuali forze eversive o criminali.

È da notare che lo stesso Catechismo della Chiesa cattolica insegna che i militari si devono rifiutare di eseguire azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti, o azioni manifestamente criminali, come del resto è previsto anche dal regolamento di disciplina militare.

Anche i Cappellani hanno la qualifica di «militari» e non si sentono affatto degli «assassini».

Pertanto i militari meritano ogni rispetto e ammirazione per quello che oggi compiono al servizio della comunità nazionale e internazionale, anche quando questo comporta il sacrificio della propria vita, come dolorosamente di recente è accaduto in Somalia e in Mozambico e perfino anche in Italia con l’uccisione di Carabinieri e di altre Forze dell’Ordine.

Roma, 21 settembre 1994

 

+ Giovanni Marra

 

 

 

Cfr. Dichiarazione dell’Ordinario Militare Mons. Giovanni Marra sulla sentenza della Corte tedesca di Karlsruhe, in Bonus Miles Christi, 5 (1994), 374.