Carissimi Ufficiali, Sottufficiali, Soldati dell'82º Rgt. «Torino».

Per me, come per voi, questa scelta di vita è impegnativa, tuttavia sono certo che insieme potremo fare molto, anzi, piú di quanto non pensiamo. Quando inviai il telegramma di presentazione al Comandante scrissi che ero "lieto" di venire in mezzo a voi; adesso invece consentitemi di correggere quel telegramma e di scrivere "orgoglioso". Non parlo di "orgoglio" con quel senso egoistico che ci fa guardare gli altri dall'alto in basso, ma di quella fierezza che ci rende felici di appartenere ad una comunità, ad un Corpo che, in questo caso, è a servizio della Nazione. Forse mi direte che faccio della retorica e che di questi tempi c'è ben poco di cui inorgoglirsi. Spero mi perdonerete se vi dirò che non la penso così.

Voglio rispondere non con parole ma con nomi che esprimono fatti concreti. Francesco d'Assisi, Caterina da Siena, Don Bosco, Francesco Faà Di Bruno, Salvo D'Acquisto, Leonardo da Vinci, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Alessandro Manzoni, Giuseppe Verdi, sono retorica o realtà? Potremmo scrivere migliaia di nomi di santi, di poeti, di artisti, di eroi, di scienziati, di atleti, di persone insomma che hanno reso grande, anzi unica l'Italia. È retorica? No, è realtà! Questa è la Patria che serviamo e che dobbiamo continuare a edificare. L'Italia non è e non sarà mai riducibile agli squallidi articoli della cronaca nera o a chissà cos'altro. Ecco perché vale la pena di portare un'uniforme.

Penso ai militari di leva: non è facile, però potete vivere con dignità se avete dato il meglio di voi stessi. Vi auguro che un giorno possiate dire: «Ho fatto il servizio militare e l'ho fatto con dignità»! In questi giorni ho incontrato tante persone e devo dire che ho visto davvero molti aspetti positivi. Se riusciamo a mettere insieme questi aspetti positivi anche la vita militare diventa bella, nobile e degna di essere vissuta. Spetta ad ognuno di noi scoprire lo stile giusto, tirare fuori il lato migliore e accrescerlo con l'impegno e la disciplina.

L'ho detto spesso e non mi stancherò mai di ripeterlo: il cristiano nel suo intimo è un "militare", un uomo di contemplazione ma anche di azione, di lotta. Non si tratta di lottare contro il nostro prossimo, ma contro quello spirito mondano che irride tutti i valori. Il cristiano autentico è e sarà sempre contro corrente. È probabile che fra di voi ci siano dei non credenti o persone di diversa fede religiosa, quindi mi preme dire fin d'ora che la loro presenza e la loro visita saranno sempre molto gradite. Credenti o non credenti, cristiani o no, ciò a cui dobbiamo guardare anzitutto è la rettitudine della coscienza e la ricerca sincera della verità. Il dialogo rispettoso e la comprensione apriranno sicuramente molte porte che solo apparentemente sembrano chiuse.

Voglio dirvi un'ultima cosa. Siamo nell'anno che precede il grande Giubileo del 2000, l'anno dedicato al Padre. Dio è paternità perché è Amore. Siamo uomini, alcuni anziani e altri giovani; alcuni sono già padri e altri lo diventeranno. Che cosa c'è di piú grande e di piú bello nella nostra umanità, nel nostro essere uomini? La paternità, che esprime amore vero, forza e sicurezza. Paternità non paternalismo. Impegniamoci dunque ad essere davvero padri, ma anche fratelli, fratelli maggiori quelli che hanno l'autorità del comando, ma sempre fratelli. Una cosa è certa: in una comunità grande e complessa come quella militare in qualche modo siamo tutti gli uni nelle mani degli altri. Alle Autorità potremo forse chiedere un maggior benessere materiale ma piú di tanto non potranno darci; la stima invece, il rispetto reciproco e l'amicizia ce la possiamo offrire a vicenda solo noi, ed è questo che in ultima analisi renderà serena la nostra vita. Le difficoltà non mancheranno mai, però prima di cedere alla tentazione dello scoraggiamento possiamo provare a parlarne insieme e sono certo che non sarà una perdita di tempo.

Rivolgo un fraterno augurio a quelli che si preparano a partire in missione. In fondo, l'arma piú potente che il soldato ha a disposizione è l'umanità. L'arma impone rispetto solo finché c'è, l'umanità invece conquista tutto, dovunque e sempre. Facciamo il nostro dovere di soldati, di padri e di fratelli con senso di umanità, lasciamo nella gente la nostalgia della nostra presenza e contribuiremo a costruire davvero la società civile.

Auguri!

Il Cappellano militare dell'82º Rgt. «Torino»