Giovanni Paolo II

 «L'Europa o è cristiana o non è Europa»

Pronunciamenti di Giovanni Paolo II sulle radici cristiane dell'Europa

 

 

 

 

«Nel processo in atto verso un nuovo ordinamento istituzionale l'Europa non potrà ignorare la sua eredità cristiana, dal momento che gran parte di quello che essa ha prodotto... è stato influenzato dal messaggio evangelico» (messaggio al convegno di studi sul tema Verso una costituzione europea? del 20 giugno 2002).

 

«L'Europa non sarebbe tale senza il ricco patrimonio dei suoi popoli, che, similmente ai geni umani, ha plasmato e continua a forgiare la personalità di questo continente. Trascurare oppure abbandonare questa "eredità" significherebbe mettere a repentaglio la propria identità e infine perderla... Un fattore qualificante dell'identità di questo continente è la Chiesa fondata da Gesú Cristo. In questo contesto non c'è dubbio che un chiaro riferimento a Dio e alla fede cristiana nella Costituzione europea in corso di elaborazione significa il riconoscimento di una realtà storica e culturale che opera nel presente e dalla quale gli europei traggono la propria identità» (discorso all'Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, 13 settembre 2002).

 

«Un'Italia fiduciosa di sé e internamente coesa costituisce una grande ricchezza per le altre Nazioni d'Europa e del mondo. Desidero condividere con voi questa convinzione nel momento in cui si stanno definendo i profili istituzionali dell'Unione Europea e sembra ormai alle porte il suo allargamento a molti Paesi dell'Europa centro-orientale, quasi a suggellare il superamento di una innaturale divisione. Coltivo la fiducia che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della "casa comune" europea non manchi il "cemento" di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli» (discorso al Parlamento della Repubblica Italiana, 14 novembre 2002).

 

 

 Giovanni Paolo II

«Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo»!

 

 

 

 

«È necessario stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito. Se si vuole dare durevole stabilità alla nuova unità europea, è necessario impegnarsi perché essa poggi su quei fondamenti etici che ne furono un tempo alla base, facendo al tempo stesso spazio alla ricchezza e alla diversità delle culture e delle tradizioni che caratterizzano le singole nazioni. Vorrei anche in questo nobile Consesso rinnovare l'appello che in questi anni ho rivolto ai vari Popoli del Continente: "Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!"» (discorso al Parlamento della Repubblica Italiana, 14 novembre 2002).

 

«Questa sera abbiamo pregato per l'Europa, in un momento importante della sua storia. I giovani possono e debbono partecipare alla costruzione della nuova Europa... I giovani cristiani, in special modo, sono chiamati ad annunciare e testimoniare Cristo e ad essere, in suo nome, costruttori di unità nella diversità, di libertà nella verità, di pace nella giustizia, di quella pace di cui il mondo ha oggi particolarmente bisogno. Cari giovani amici, vi affido questa sera un desiderio che tanto mi sta a cuore: che cioè le nuove generazioni possano essere fedeli agli alti principi spirituali e morali che in passato hanno ispirato i padri dell'Europa unita» (discorso al termine della recita del Santo Rosario con i giovani d'Europa, 15 marzo 2003).

 

«Le antiche nazioni dell'Europa conservano un'anima cristiana, che costituisce un tutt'uno col "genio" e la storia dei rispettivi popoli. Il secolarismo ne minaccia purtroppo i valori fondamentali, ma la Chiesa intende lavorare per mantenere continuamente desta questa tradizione spirituale e culturale» (Udienza generale del 7 maggio 2003).

 

«Se l'Europa vuole essere un insieme conciliato di uomini e popoli che si incontrano con rispetto profondo e benevolenza duratura Cristo deve animare questo continente» (messaggio in occasione della Giornata dei Cattolici del Centro Europa, 8 giugno 2003).

 

«Come soddisfare il profondo anelito di speranza dell'Europa? Occorre ritornare a Cristo e ripartire da Lui» (Angelus del 13 luglio 2003).

 

«La nuova Europa non può progettarsi senza attingere dalle proprie radici» (discorso ai partecipanti al Simposio Europeo sul tema Università e Chiesa in Europa, 19 luglio 2003).

 

«La fede cristiana ha plasmato la cultura dell'Europa facendo un tutt'uno con la sua storia e, nonostante la dolorosa divisione tra Oriente ed Occidente, il cristianesimo è diventato "la religione degli Europei stessi" [...]. Questo patrimonio non può essere disperso. Anzi, la nuova Europa va aiutata "a costruire se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l'hanno originata"» (Angelus del 20 luglio 2003).

 

«Custodendo il senso cristiano della Domenica si offre all'Europa un contributo notevole per la tutela di una parte essenziale del proprio patrimonio spirituale e culturale» (Angelus del 3 agosto 2003)

 

«Oltre che "un luogo geografico", l'Europa è "un concetto prevalentemente culturale e storico", caratterizzatosi come Continente grazie alla forza unificante del cristianesimo, che ha saputo integrare tra loro popoli e culture» (Angelus del 17 agosto 2003).

 

«La Chiesa Cattolica è convinta che il Vangelo di Cristo, che ha costituito elemento unificante dei popoli europei durante molti secoli, continui a rimanere ancor oggi una inesauribile fonte di spiritualità e di fraternità. Il prenderne atto torna a vantaggio di tutti e il riconoscere esplicitamente nel Trattato le radici cristiane dell'Europa diventa per il Continente la principale garanzia di futuro» (Angelus del 24 agosto 2003).

 

«Riconoscere esplicitamente nel Trattato le radici cristiane dell'Europa diventa per il Continente la principale garanzia di futuro» (Angelus del 24 agosto 2003).

 

«Le radici cristiane non sono una memoria di esclusivismo religioso, ma un fondamento di libertà, perché rendono l'Europa un crogiolo di culture e di esperienze differenti [...]. Dimenticarle, non è salutare. Presupporle semplicemente, non basta ad accendere gli animi. Tacerle, inaridisce i cuori [...]. È mia convinzione che l'Europa, ancorandosi saldamente alle sue radici, accelererà il processo di unione interna e offrirà il suo indispensabile contributo per il progresso e la pace» (messaggio in occasione del XVII Incontro di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di S. Egidio, 5 settembre 2003).

 

 

 

 

 

 

N.B. Si raccomanda la consultazione dei testi originali presso il sito della Santa Sede. È inoltre possibile richiedere i documenti presso il sito della Libreria Editrice Vaticana.