Nel corso di un Convegno su "Etica ambiente" che si è svolto il 7 novembre presso l'Università Europea di Roma, è stato presentato un decalogo che esprime l'insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica in campo ambientale. Al Convegno organizzato dal Ministero dell'Ambiente, dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con l'Università che ha ospitato l'evento sono intervenuti il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ed il Ministro dell'Ambiente, l'Onorevole Altero Matteoli.

L'incontro è parte di una serie di 18 Convegni per la promozione del premio "Ambiente è Sviluppo". L'umanità è chiamata ad amministrare in modo responsabile il creato. È questo l'appello rivolto dal padre Paolo Scarafoni, L.C., in occasione dell'apertura del convegno. Nel suo intervento, padre Scarafoni, Rettore dell'Università, ha spiegato che l'impostazione cristiana di un'amministrazione del creato si basa sul concetto di persona umana intesa come creatura libera e intelligente, chiamata a far sviluppare il mondo creato, impostazione che non va confusa con una visione trionfalistica della natura umana. L'etica cattolica si basa piuttosto sul comandamento dell'amore e sulla consapevolezza degli errori commessi dall'uomo, ma anche sulla fiducia nella sua capacità di operare il bene con l'aiuto della grazia di Dio.

Nel prendere la parola, il Cardinale Martino ha spiegato da subito che "la questione ambientale è un modo moderno di presentarsi della questione sociale". Il Presidente del Dicastero vaticano della Giustizia e della Pace ha ricordato poi l’importante ruolo svolto dalla Santa Sede alle Conferenze Mondiali delle Nazioni Unite tenutesi a Rio de Janeiro nel 1992, al Cairo nel 1994 e a Johannesburg nel 2002.

A Rio de Janeiro la Santa Sede riuscí a far passare "il principio della centralità della persona umana, della partecipazione di tutte le persone alle scelte in materia di ambiente e sviluppo", ponendo l’accento anche sull’"esigenza di promuovere un sistema economico internazionale piú favorevole alle persone e all’ambiente, ed il principio di interdipendenza e indivisibilità tra pace, sviluppo e protezione dell’ambiente".

Al Cairo, alla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, organizzata dall’ONU, la Santa Sede impedí di fare dell’aborto una politica contraccettiva. La questione che allora veniva posta era quella dell’idea di stampo malthusiano e diffusa a livello mondiale, del rischio di una crescita demografica superiore alle capacità alimentari, con conseguenze disastrose, tali da portare al collasso gli equilibri naturali del pianeta e impedirne lo sviluppo. La risposta della Chiesa al pessimismo malthusiano - ha spiegato il Cardinale Martino - si basa sulla fiducia nella capacità dell’uomo di superare i problemi. L’agire umano nei confronti della natura deve però essere orientato in senso etico, ha affermato. E in questo senso, il problema ecologico deve essere percepito come problema etico. L’agire umano nel creato non può essere considerato come un mero esercizio della capacità tecnica di manipolare il mondo, ha insistito il cardinale.

Dopo aver rigettato l'ecologismo radicale che propone il ricorso all'aborto e alla sterilizzazione di massa nei Paesi poveri per frenare le nascite, porporato ha sottolineato la risposta della Chiesa è quella espressa dal concetto "ecologia umana" - espressione cara a Papa Giovanni Paolo II finalizzata "costruzione un umanesimo integrale solidale rispetto dignità dell'uomo in tutti gli ambiti". problema ambientale è, nella sua origine, antropologico. modo rapportarsi al mondo dipende con se stesso Dio. Quando nega ruolo Dio vita, tende mettersi posto Dio, perdendo vista responsabilità governo natura.

Monsignor Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace, ha osservato che ilCompendio della dottrina sociale della Chiesa propone una via mediana tra i due errori che consistono l'uno nel vedere la natura in termini assoluti e l'altro nel ridurla a mero strumento. La natura è stata sí posta nelle mani dell'uomo, ma per essere usata in modo responsabile e prudente. L'uomo ha una indiscussa superiorità sul creato, in quanto persona dotata di un'anima immortale, ciò nonostante, l'uomo non ha un diritto assoluto sulla natura, ma un mandato di cura, conservazione e sviluppo, in una logica di destinazione universale dei beni della terra.

Il Ministro dell'Ambiente ha concluso affermando che bisogna superare le utopie ecologiste con la concezione cristiana di uomo e bene comune. "La verità ci rende liberi - Matteoli è una conoscibile". In questo contesto monsignor Crepaldi riassunto i principali punti'insegnamento della Chiesa sulle questioni ambientali, basandosi sulla dottrina sociale presentata nel Compendio. 10 principi guida del "decalogo" sono seguenti:

 

1) La Bibbia deve dettare i principi morali fondamentali del disegno di Dio sul rapporto tra uomo e creato.

2) Bisogna sviluppare una coscienza ecologica di responsabilità verso il creato e verso l'umanità.

3) La questione ambientale coinvolge l'intero pianeta, perché è un bene collettivo.

4) Bisogna ribadire il primato dell'etica e dei diritti dell'uomo sulla tecnica.

5) La natura non va considerata come realtà a sé stante, divina e sottratta all'azione umana.

6) I beni della terra sono stati creati da Dio per il bene di tutti. Va sottolineata la destinazione universale dei beni.

7) Il bisogno di collaborare allo sviluppo ordinato delle regione piú povere.

8) La collaborazione internazionale il diritto allo sviluppo all'ambiente ed alla pace vanno considerati nelle varie legislazioni e devono avere un contenuto giuridico.

9) L'adozione di nuovi stili di vita piú sobri.

10) Bisogna fornire una risposta a livello di spiritualità che non sia quella dell'adorazione della natura.

 

 

I dieci principi dell'ambientalismo cristiano

1) La Sacra Scrittura indica i criteri morali fondamentali per affrontare la questione ambientale. La persona umana, fatta ad immagine e somiglianza di Dio Creatore, è posta al di sopra di tutte le altre creature terrene, che deve usare e curare in modo responsabile. L'Incarnazione di Cristo e la Sua predicazione testimoniano il valore della natura: niente di quanto esiste in questo mondo risulta estraneo al disegno creatore e redentore divino.

2) Il Magistero sociale della Chiesa richiama due esigenze fondamentali. Non si deve ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento. Né si deve assolutizzare la natura, o sovrapporla in dignità alla stessa persona umana.

3) La questione ambientale odierna coinvolge l'intero pianeta, essendo un bene collettivo. La nostra responsabilità verso l'ambiente si estende alle generazioni future.

4) Nell'approccio alla questione ambientale si deve far valere il primato dell'etica e dei diritti umani sulla tecnica e, dunque, della necessità di salvaguardare sempre la dignità dell'essere umano. Punto di riferimento centrale per ogni applicazione scientifica e tecnica è il rispetto dell'uomo, che deve accompagnarsi ad un doveroso atteggiamento di rispetto nei confronti delle altre creature viventi.

5) La natura non va considerata una realtà sacra o divina e quindi non va sottratta all'azione umana. Essa è piuttosto un dono offerto dal Creatore alla comunità umana, affidato all'intelligenza e alla responsabilità morale dell'uomo. Per questo egli non compie un atto illecito quando, rispettando l'ordine, la bellezza e l'utilità dei singoli esseri viventi e della loro funzione nell'ecosistema, interviene modificando alcune loro caratteristiche e proprietà.

6) La questione ambientale evidenzia la necessità di armonizzare le politiche dello sviluppo con le politiche ambientali, a livello nazionale e internazionale. La programmazione dello sviluppo economico deve inoltre considerare attentamente la necessità di rispettare l'integrità e i ritmi della natura, poiché le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili. E ogni attività economica che si avvalga delle risorse naturali deve anche preoccuparsi della salvaguardia dell'ambiente e prevederne i costi, che sono da considerare come una voce essenziale dei costi dell'attività economica.

7) La questione ambientale richiede che si operi attivamente per lo sviluppo integrale e solidale delle regioni piú povere del pianeta. A questo riguardo, la dottrina sociale invita a tener presente che i beni della terra sono stati creati da Dio per essere sapientemente usati da tutti: tali beni vanno equamente condivisi, secondo giustizia e carità. Nell'attuazione di uno sviluppo integrale e solidale, il principio della destinazione universale dei beni offre un fondamentale orientamento, morale e culturale, per sciogliere il complesso e drammatico nodo che lega insieme questione ambientale e povertà.

8) La questione ambientale richiede per la protezione dell'ambiente la collaborazione internazionale, attraverso la ratifica di accordi mondiali sanciti dal diritto internazionale. La responsabilità verso l'ambiente deve trovare una traduzione adeguata a livello giuridico. Il contenuto giuridico del diritto ad un ambiente sano e sicuro dovrà essere elaborato secondo le esigenze del bene comune e in una comune volontà di introdurre anche sanzioni per coloro che inquinano.

9) La questione ambientale sollecita un effettivo cambiamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili di vita. Tali stili di vita devono essere ispirati alla sobrietà, alla temperanza, all'autodisciplina, sul piano personale e sociale. Bisogna uscire dalla logica del mero consumo e promuovere forme di produzione che rispettino l'ordine della creazione e soddisfino i bisogni primari di tutti. Un simile atteggiamento favorisce una rinnovata consapevolezza dell'interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra.

10) La questione ambientale richiede anche una risposta a livello di spiritualità, ispirata dalla convinzione che il creato è un dono, che Dio ha messo nelle mani responsabili dell'uomo, affinché ne usi con amorevole cura. L'atteggiamento che deve caratterizzare l'uomo di fronte al creato è essenzialmente quello della gratitudine e della riconoscenza: il mondo, infatti, rinvia al mistero di Dio che lo ha creato e lo sostiene. Se si mette tra parentesi la relazione con Dio, si svuota la natura del suo significato profondo, depauperandola.

Se invece si arriva a riscoprire la natura nella sua dimensione di creatura, può stabilire con essa un rapporto comunicativo, cogliere il suo significato evocativo e simbolico, penetrare cosí nell'orizzonte del mistero, che apre all'uomo varco verso Dio, Creatore dei cieli della terra. mondo offre allo sguardo dell come traccia luogo quale svela potenza creatrice, provvidente redentrice.

 

 

 

 

 

Fonte: Zenit.org.

 

N.B. Si raccomanda la consultazione dei testi originali presso il sito della Santa Sede. È inoltre possibile richiedere i documenti presso il sito della Libreria Editrice Vaticana.