PARTE SECONDA

L'ECUMENISMO NELL'INSEGNAMENTO SUPERIORE

 

 

 

(La numerazione progressiva a margine senza formattazione è riportata dalla serie degli EV)

 

 

 

PROEMIO

 

 

 

 

 

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 64. Lo Spirito del Signore agisce nell'odierno movimento ecumenico affinché, "superati gli ostacoli frapposti alla perfetta comunione ecclesiastica", sia finalmente ristabilita e risplenda l'unità di tutti i cristiani. Tutte le genti infatti sono chiamate a formare un solo popolo nuovo nella testimonianza di un solo Signore e Salvatore Gesú, nella professione di una sola fede e nella celebrazione di un solo mistero eucaristico: perché, come dice il Signore, "il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21). È necessario che tutti i cristiani si sentano animati da spirito ecumenico, soprattutto quelli a cui sono stati affidati una missione e un compito particolare nel mondo e nella società. Pertanto i principi dell'ecumenismo, sanciti dai decreti del concilio Vaticano II, sono da adottarsi in modo conveniente in tutti gli istituti di educazione superiore. Anzi, da molti vengono richiesti alcuni principi e orientamenti pratici perché le forze di tutti operino in vantaggioso accordo per il bene comune della Chiesa cattolica e delle altre chiese e comunità ecclesiali.

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65. Ai pastori delle chiese compete una sollecitudine speciale di promuovere il movimento ecumenico, e spetta a loro di stabilire in proposito le dovute norme. Tuttavia, data la grande diversità degli istituti di educazione superiore, non è facile prescrivere tali norme: infatti le cose assumono un aspetto differente secondo la diversità delle nazioni e regioni, secondo la varia maturità e competenza delle persone, e in base pure ai diversi rapporti vigenti tra la Chiesa cattolica e le altre chiese o comunità ecclesiali sia sul piano ecclesiologico sia nella collaborazione. Sarà dunque compito dei vescovi e delle conferenze episcopali dare applicazione ai principi generali, adattare le iniziative proposte alle condizioni degli uomini e delle cose, e anche prenderne delle nuove, presentandosi l'occasione. Per eseguire questo compito le autorità episcopali sono vivamente invitate a chiedere la collaborazione di un numero conveniente di superiori di religiosi e religiose, di rettori e amministratori degli istituti, di esperti in educazione religiosa, di professori impegnati nell'insegnamento, uditi pure, se opportuno, i rappresentanti degli alunni.

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66. Poiché tutte le iniziative ecumeniche si trovano in quella situazione anormale per cui le chiese e le comunità ecclesiali sono separate tra di loro, ma nello stesso tempo dirigono i loro tentativi e i loro pastori al ristabilimento dell'unità, i principi che ora vengono proposti, qualora cambiassero le circostanze, riceveranno da parte dell'autorità competente nuova forma di applicazione, e le norme saranno adattate in modo che continuino ad essere idonee allo scopo per cui sono state emanate.

 

 

 

I. PRINCIPI GENERALI E SUSSIDI SULLA FORMAZIONE ALL'ECUMENISMO

 

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67. - 1. Sebbene qualche iniziativa per favorire la formazione ecumenica interessi piuttosto le facoltà e gli istituti teologici, di cui si parlerà in seguito esistono nondimeno varie forme di azione ecumenica adattabili alla formazione superiore in generale. Gli alunni e i professori partecipi di simili iniziative sono esortati a procurarsi con animo pronto e generoso quella solida formazione religiosa, quella maturità mentale e reale competenza, che corrispondano alla natura della stessa azione ecumenica.

 

 

 

2 - Finalità delle iniziative ecumeniche

 

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 68. Queste iniziative si propongono di far crescere negli alunni e nei maestri una conoscenza piú profonda della fede, della spiritualità, e di tutta la vita e dottrina della Chiesa cattolica, tale da renderli partecipi al dialogo ecumenico con maggior perspicacia e frutto, secondo le capacità di ciascuno; farli orientare attentamente a quel rinnovamento interno della stessa Chiesa cattolica, che è di grande aiuto a promuovere l'unità dei cristiani, e farli pure prendere coscienza di quanto nella loro vita o nella vita della Chiesa costituisce causa di impedimento o ritardo al progresso dell'unità. I maestri e gli alunni acquistino un'istruzione piú ampia sulle altre chiese o comunità, perché sappiano capire meglio ed apprezzare con giudizio piú esatto i fattori che uniscono i cristiani e, nello stesso tempo, gli elementi che li mantengono separati. Per ultimo, siccome tali iniziative non restano di indole puramente intellettuale, coloro che vi partecipano siano piú coscienti dell'obbligo di favorire l'unità dei cristiani e siano stimolati ad agire con efficacia per ottenere questo scopo, e siano ugualmente portati a dare con tutte le forze una comune testimonianza cristiana al mondo moderno.

 

 

 

3 - Sussidi per raggiungere queste finalità

 

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69. a) Poiché le varie discipline accademiche possono avere una certa connessione con l'ecumenismo, si abbiano presenti, tra l'altro, i seguenti sussidi: Dove si impartiscono agli alunni corsi o lezioni di religione sotto varia forma, sia in base ad un programma sia per qualche occasione, è opportuno che chi svolge tali corsi o conferenze ponga attenzione a quanto si dirà piú avanti circa l'aspetto ecumenico nelle discipline teologiche. Nei corsi di filosofia, che danno una valida conoscenza dell'uomo, del mondo e di Dio, derivata dal patrimonio della filosofia perenne, si considerino pure le investigazioni filosofiche dei tempi moderni e gli alunni vengano messi a opportuna conoscenza dei loro principi. Giova in realtà che apprendano e valutino bene i principi filosofici che spesso stanno a fondamento delle opinioni teologiche ed esegetiche in vigore presso le varie chiese e comunità cristiane. Siano riveduti i metodi e i modi di insegnare la storia cosí che, trattandosi della società cristiana, siano prese in dovuta considerazione le diverse comunità cristiane, tenendo presente tutta la loro vita. Sia svolta con equità la trattazione di avvenimenti e persone che rientrano nella storia dei vari dissidi, e non si trascurino i numerosi tentativi compiuti per ristabilire l'unità e attuare il rinnovamento della Chiesa. Nelle altre discipline si può attirare l'attenzione su quegli elementi spirituali che, derivati dal comune patrimonio cristiano, per es., tramite la letteratura, l'arte, la musica, si riscontrano presso le varie comunità cristiane.

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b) Per quanto lo consentono le possibilità, i cattolici dotati di adeguata preparazione siano incoraggiati a dare l'opportuno aiuto a quelle iniziative in materia religiosa intraprese dalle università non confessionali, purché si mantenga saldo il patrimonio della religione cattolica.

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c) Tra le varie forme di attività di solito connesse con la formazione accademica, alcune sono piú adatte a promuovere il movimento ecumenico. Tra di esse si possono annoverare come esempio le seguenti:

- Colloqui o giornate di studio dedicati appositamente a questioni ecumeniche.

- Convegni o raduni indetti a scopo di studio, di lavoro comune o attività sociale, nell'ambito dei quali è possibile riservare un posto a discussioni sull'ecumenismo o a ricerche dei principi cristiani d'azione sociale e dei mezzi con cui tradurre in pratica i principi stessi. Questi convegni e raduni, che possono essere composti o di soli cattolici o di cattolici ed altri cristiani insieme, si adoperino a collaborare per quanto possibile con gli altri istituti d'istruzione già esistenti.

- Nei convitti annessi alle sedi degli studi accademici, una varia gamma di circostanze può consigliare un mutuo rapporto tra cattolici, fedeli testimoni della propria religione, e gli altri alunni cristiani, mediante cui essi, sotto la guida di idonei direttori, sappiano vivere insieme, animati da uno spirito ecumenico piú profondo.

- Nei giornali e nelle riviste universitarie si può riservare un posto alla cronaca degli avvenimenti concernenti l'ecumenismo; se non addirittura, almeno di tanto in tanto, a studi piú approfonditi sul medesimo argomento.

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d) Tra le iniziative cui occorre dare particolare rilevanza, si deve a ragione inserire la preghiera per l'unità, non solo durante l'apposita settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, ma anche in altre occasioni durante l'anno. Secondo le circostanze di luoghi e di persone; secondo le norme stabilite sulla "communicatio in sacris", si può anche prevedere il caso di esercizi spirituali in comune, per uno o piú giorni, sotto la guida di un maestro fidato.

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e) Un campo piú vasto di testimonianza comune si apre soprattutto nelle opere di carattere sociale o di beneficenza. Gli alunni siano preparati e incoraggiati a tali forme di collaborazione. Ciò sarà particolarmente efficace se non solo gli alunni della facoltà teologica, ma anche quelli delle altre facoltà (per es. giurisprudenza, sociologia, economia politica) apporteranno il loro contributo al fine di favorire ed attuare tali iniziative.

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f) I sacerdoti che esercitano il sacro ministero in vari istituti del genere (in qualità di cappellani, professori, consiglieri degli alunni) hanno l'obbligo particolare di dare alle reciproche relazioni tra le persone, un carattere ecumenico. Questo obbligo esige da loro una conoscenza piú profonda della dottrina della Chiesa, una competenza ed esperienza adeguata nelle discipline accademiche, una sicura prudenza e un senso di misura, che li metta in grado di aiutare gli alunni che cercano di armonizzare una piena e sincera fedeltà nei riguardi della propria comunità cristiana con una forma positiva e aperta di venire in contatto con i loro condiscepoli.

 

 

 

II. DIMENSIONE ECUMENICA DELLA FORMAZIONE RELIGIOSA E TEOLOGICA

1 - La Formazione spirituale

 

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70. Dovendosi ritenere che lo Spirito santo agisce nel movimento ecumenico, nella formazione ecumenica, si dia la priorità alla conversione del cuore, alla vita spirituale e al suo rinnovamento; in altre parole "il desiderio dell'unita nasce e matura dal rinnovamento della mente, dall'abnegazione di se stesso e dal pieno esercizio della carità". Questo rinnovamento deve essere profondamente radicato nella vita della Chiesa stessa, nella sua liturgia e nei suoi sacramenti; è necessario anche che comprenda la preghiera per l'unità di tutti i cristiani e sia indirizzato all'espletamento della missione della Chiesa nel mondo. La vita spirituale dei cattolici deve essere autentica: avendo come centro lo stesso Cristo salvatore e per fine la gloria di Dio Padre, saprà dare la giusta e conforme importanza ai vari atti della religione. Perché meglio si metta in evidenza la nota di cattolicità e apostolicità della Chiesa, la vita spirituale ecumenica dei cattolici si alimenti anche con i tesori delle numerose tradizioni, del passato o del presente, che sono in vigore nelle altre chiese o comunità ecclesiali: quali sono i tesori contenuti nella liturgia nell'istituzione monastica e nella tradizione mistica dell'oriente cristiano; nel culto e nella pietà degli anglicani; nella preghiera evangelica e nella spiritualità dei protestanti. Allo scopo di non limitare soltanto sul piano teorico questo vincolo con le altre tradizioni di spiritualità, quando particolari condizioni lo favoriscono, esso venga perfezionato con la conoscenza pratica delle altre tradizioni di spiritualità. Sono perciò da incoraggiare una certa forma di preghiera in comune e una certa partecipazione al culto pubblico, applicando le norme sancite dalla competente autorità.

 

 

2 - La formazione dottrinale

 

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71. L'ecumenismo deve esercitare il suo influsso in ogni disciplina teologia, come una necessaria dimensione di ciascuna, contribuendo ad una piú ampia manifestazione della pienezza del Cristo. Ciò nonostante, la trattazione specifica dell'ecumenismo, considerata l'opportunità, costituisca materia propria di qualche corso di lezioni, o almeno argomento di qualche lezione da inserire nei principali trattati dogmatici.

 

 

 

3 - La dimensione ecumenica nelle discipline teologiche in genere

 

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72. L'ecumenismo deve abbracciare questi aspetti:

a) gli elementi del patrimonio cristiano sul piano della verità e della santità, che si trovano in comune in tutte le chiese e comunità cristiane, sebbene talvolta enunciati con una differente formulazione teologica;

b) il tesoro di spiritualità e la ricchezza di dottrina che sono propri delle varie comunioni cristiane, e atte ad aiutare tutti i cristiani a raggiungere una conoscenza piú profonda della natura della Chiesa;

c) i punti che in materia di fede sono causa di dissenso e di discordia, ma che possono incoraggiare ad investigare piú profondamente la parola di Dio, in modo che risulti con chiarezza quali sono le contraddizioni reali nell'enunciare la verità, e quelle che sono solo apparenti.

 

 

 

4 - La dimensione ecumenica nelle singole discipline teologiche

 

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73. in ogni disciplina teologica l'aspetto ecumenico faccia considerare il vincolo esistente tra quella e il mistero dell'unità della Chiesa. Inoltre, nell'esporre la materia, si deve inculcare negli alunni il senso di pienezza della tradizione cristiana nella dottrina, nella spiritualità e nella disciplina ecclesiastica. Gli alunni poi prenderanno coscienza di questa pienezza, quando confronteranno la propria tradizione con le ricchezze delle tradizioni cristiane d'oriente e d'occidente, o nelle loro antiche forme, o nelle loro moderne espressioni. Questo modo di considerare il patrimonio delle altre chiese cristiane e comunità ecclesiali, in realtà è di grande importanza; nello studio della sacra scrittura, fonte comune della fede di tutti i cristiani; nello studio della tradizione apostolica, quale risulta nelle opere dei santi padri e degli scrittori ecclesiastici della Chiesa orientale e occidentale; nella formazione liturgica, dove le varie forme di culto divino e la loro importanza dottrinale e spirituale sono poste a confronto con metodo scientifico; nell'esposizione della teologia dogmatica e morale, specialmente per quanto concerne i problemi sorti dal movimento ecumenico; nella storia della Chiesa, dove si indaga accuratamente sull'unità della Chiesa stessa nelle vicende dei tempi e sulle cause di separazione dei cristiani; nell'insegnamento del diritto canonico, in cui vanno ben distinti gli elementi di diritto divino da quelli di diritto unicamente ecclesiastico, che possono essere soggetti a mutamento in ragione del tempo, dell'indole di cultura o di tradizione; infine nella formazione pastorale e missionaria e anche negli studi sociologici, nei quali è da porsi speciale attenzione alla condizione comune di tutti i cristiani circa le esigenze del mondo moderno. Cosí la pienezza della rivelazione divina viene espressa con una forma migliore e piú completa, e parimenti si viene ad adempiere la missione che Cristo affidò alla sua Chiesa verso il mondo.

 

 

 

5 - Condizioni per una autentica mentalità ecumenica in teologia

 

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74. L'azione ecumenica "non può essere se non pienamente e sinceramente cattolica, cioè fedele alla verità che abbiamo ricevuta dagli apostoli e dai padri, e consona alla fede che la Chiesa cattolica ha sempre professato". Sempre quindi sia rispettato l'ordine organico, ossia la "gerarchia" nelle verità della dottrina cattolica, le quali, sebbene esigano tutte il dovuto assenso di fede, nondimeno non occupano tutte un posto uguale e principale, quasi centrale, nel mistero rivelato in Gesú Cristo; poiché diverso è il loro nesso con il fondamento della fede cristiana. Gli alunni imparino a discernere tra le verità rivelate, le quali esigono tutte lo stesso assenso di fede, e le dottrine teologiche. Imparino quindi a distinguere tra "il medesimo deposito di fede o verità contenute nella nostra veneranda dottrina" e il modo con cui esse vengono enunciate; tra la verità da enunciare e i vari modi di percepirla e di metterla in luce migliore; tra la tradizione apostolica e le tradizioni strettamente ecclesiastiche. Fin dal tempo della loro formazione filosofica gli alunni debbono essere preparati a cogliere la legittima diversità di qualche enunciato anche nella sacra teologia, in base alla diversità di metodi e di vie con cui le verità divine vengono penetrate e formulate dai teologi; ne segue perciò che le varie formulazioni teologiche non di rado si debbano dire tra di loro complementari piuttosto che opposte.

 

 

 

6 - L'ecumenismo come disciplina speciale

 

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75. Per il fatto che la dimensione ecumenica coinvolge tutta la formazione teologica, non si rende superfluo un corso sull'ecumenismo. In tale materia si possono considerare i seguenti elementi, secondo le diverse circostanze e il tempo messo a disposizione:

a) le nozioni di "oecumene", "oecumenismus", la loro origine storica e il loro significato presente;

b) i fondamenti dottrinali dell'ecumenismo, con riguardo particolare ai vincoli di comunione tuttora esistente tra le chiese e le comunità ecclesiali;

c) il fine e il metodo dell'ecumenismo, le varie forme di unione e di collaborazione, la speranza di ristabilire l'unità, le condizioni dell'unità, la piena e perfetta unità, la pratica dell'ecumenismo soprattutto in campo sociale;

d) la storia dell'ecumenismo, particolarmente i numerosi tentativi intrapresi durante i secoli per ristabilire l'unità, considerandone gli aspetti positivi e negativi;

e) l'esposizione dell'elemento "istituzionale" e della vita contemporanea delle varie comunioni cristiane: le tendenze in campo dottrinale, le cause reali delle separazioni, gli sforzi missionari, la spiritualità, le forme di culto divino;

f) i numerosi problemi aventi per oggetto l'ecumenismo, vale a dire: le specifiche questioni scaturite dal movimento ecumenico, circa l'ermeneutica, il ministero, il culto divino, la "intercomunione", la tradizione, il proselitismo di cattiva lega, il falso irenismo, i laici, i ministeri affidati alle donne nella Chiesa, e simili;

g) l'ecumenismo spirituale, in particolare il significato della preghiera per l'unità e le forme molteplici d'ecumenismo spirituale;

h) le relazioni che oggi intercorrono tra la Chiesa cattolica e le altre chiese e comunità ecclesiali o loro federazioni, e le relazioni che permettono a queste chiese o federazioni di mantenersi in contatto reciproco;

i) l'importanza singolare che riveste nel movimento ecumenico il consiglio ecumenico delle chiese, e lo stato attuale dei rapporti esistenti tra la Chiesa cattolica romana e il consiglio ecumenico delle chiese.

 

 

 

III. NORME PARTICOLARI SULLA FORMAZIONE ECUMENICA

1 - Il dialogo tra i cristiani nella formazione superiore

 

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 76. In base alla diligente indagine sui principi generali che si riferiscono al dialogo tra i cristiani, è evidente che i seminari, le facoltà teologiche e gli altri istituti di formazione superiore, hanno un ruolo particolare nel dialogo ecumenico e che lo stesso dialogo li aiuta a realizzare la loro missione di educare la gioventú. Il dialogo, come fattore pedagogico, richiede:

a) sincera e ferma fedeltà alla propria fede, senza la quale il dialogo scende al livello di un mero colloquio privo di vero impegno delle due parti;

b) animo aperto e propenso ad una vita piú profondamente radicata nella propria fede, in conseguenza d'una conoscenza piú completa ottenuta attraverso il dialogo con gli altri, che sono anch'essi veri cristiani;

c) ricerca di nuove vie e sussidi per cercare rapporti vicendevoli e ristabilire l'unità la quale non fa appoggio sulla indifferenza d'animo, sul falso irenismo, o sul modo facile di adattarsi alle esigenze del mondo, ma sulla maggior fedeltà al vangelo e sull'autentica professione della religione cristiana, che corrisponda a verità e carità;

d) rapporti e collaborazione con i pastori della Chiesa e la necessaria obbedienza alle loro disposizioni e consigli; infatti il dialogo non è mai un semplice colloquio tra persone o istituzioni, ma per la sua natura è un dovere di tutta la Chiesa;

e) ferma disposizione d'animo a riconoscere che i membri delle varie chiese o comunità ecclesiali possono, il piú delle volte, contribuire molto ad esporre esattamente la dottrina e la vita delle proprie comunioni;

f) rispetto della coscienza e della convinzione personale di chiunque esponga un lato o una dottrina della propria Chiesa, o il modo personale di intendere la rivelazione divina;

g) retta intenzione di riconoscere che non tutti godono di uguale preparazione per entrare a far parte del dialogo, a motivo della diversa formazione intellettuale, maturità di animo e progresso spirituale. Perciò si devono rivedere i programmi d'insegnamento delle discipline, e, per quanto concerne gli alunni, le modalità di frequenza e di profitto, cosí che siano conformi alla realtà della situazione.

 

 

 

2 - Coloro ai quali spetta personalmente un compito nell'azione ecumenica

 

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77. La Chiesa, per adempiere il suo compito ecumenico, ha bisogno di un numero conveniente di esperti in materia: chierici, religiosi, laici d'ambo i sessi. Questi sono necessari dovunque, anche nelle regioni dove la percentuale degli abitanti è in maggioranza cattolica. Tra i compiti loro affidati, si può annoverare: il dovere di aiutare il vescovo, il clero del luogo e le autorità della regione nel formare i fedeli ad un vero spirito ecumenico; aiutare o dirigere le varie commissioni d'ecumenismo diocesane o regionali; stabilire idonei contatti per entrare in relazione con le altre comunità cristiane; impartire speciali lezioni d'ecumenismo nei seminari e negli altri istituti di formazione; curare l'organizzazione dell'attività ecumenica nelle scuole e negli istituti cattolici; incrementare la formazione dei missionari orientandola verso la particolare azione ecumenica che saranno chiamati a svolgere. Oltre a una solida preparazione teologica generale è bene che i periti:

a) abbiano ricevuto una speciale formazione di grado superiore in qualche disciplina accademica, quale la teologia, l'esegesi, la storia, la filosofia, la sociologia religiosa;

b) siano ben informati su principi, questioni, su quanto già fatto e sui programmi per l'avvenire che riguardano il movimento ecumenico odierno. Oltre alla conoscenza che potranno acquisire mediante la lettura e lo studio delle fonti, si raccomanda loro vivamente di impegnarsi secondo le possibilità negli incontri ecumenici, come può avvenire attraverso congressi, conferenze, centri e istituti di studi ecumenici, ecc.;

c) abbiano una specifica conoscenza delle tradizioni dei cristiani del luogo dove svolgono la loro attività. Per quanto è possibile, tali studi siano condotti mettendosi in contatto con gli esperti di tali tradizioni e con coloro che le vivono.

 

 

 

3 - Coloro che già svolgono attività nel ministero pastorale

 

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78. I vescovi e i superiori religiosi, nel mettere in atto il programma stabilito per la formazione pastorale del clero - tramite riunioni del clero, istituti particolari, esercizi spirituali, giornate di ritiro o di studio dei problemi pastorali - sono vivamente esortati a rivolgere la loro sollecita e diligente attenzione all'ecumenismo, e ad esaminare i seguenti punti di dottrina. Secondo l'opportunità che si presenta e impartendo speciali istruzioni che informino i sacerdoti, i religiosi e i laici sullo stato attuale del movimento ecumenico, in modo che essi sappiano inserire il punto di vista ecumenico nella predicazione, nel culto divino, nel catechismo, e nella vita cristiana in generale. Inoltre, se possibile, e con la dovuta prudenza, sia invitato un ministro di un'altra Chiesa o comunità, perché esponga la propria tradizione o tratti argomenti pastorali, che spesso sono comuni a tutti i ministri cristiani. Dove si riterrà opportuno e l'ordinario ne darà il consenso, il clero cattolico sia invitato ad assistere con i ministri di altre chiese o comunità a convegni che abbiano lo scopo particolare di migliorare la reciproca conoscenza e di risolvere i problemi pastorali con il comune apporto dei cristiani. La concreta realizzazione di queste iniziative si aiuta spesso creando associazioni con i consigli locali o regionali del clero, fraternità dei ministri del culto, ecc., o quando si aderisce a tali sodalizi già esistenti. Le facoltà di teologia, i seminari e gli altri istituti di formazione possono contribuire notevolmente alle attività ecumeniche, sia programmando corsi di studi per il clero già dedito al ministero pastorale, sia incoraggiando i propri professori a dare il loro pronto contributo nelle discipline e negli studi programmati dagli altri.

 

 

 

4 - Superiori e professori negli istituti di formazione teologica

 

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79. I principi generali enumerati nel capitolo II devono plasmare, reggere e stimolare la formazione di tutti quelli che sono destinati a insegnare teologia e le discipline con questa connesse, per renderli bene istruiti e preparati al ruolo di educatori dei giovani sacerdoti, dei seminaristi, dei religiosi, dei laici. Perché i professori siano agevolati nell'espletare il loro compito ecumenico, i vescovi nella loro propria diocesi, o in unione con quelli della medesima regione o nazione, i superiori religiosi, i rettori di seminari o università e simili, abbiano a cuore di promuovere il movimento ecumenico e procurino con tutte le loro forze che gli insegnanti siano informati dei progressi registrati nel pensiero e nell'azione ecumenici. Inoltre con premurosa attenzione provvedano a che gli stessi insegnanti dispongano in numero adeguato di libri, di riviste, commenti ed altri scritti del genere pubblicati sia dai cattolici che dai non cattolici.

Per l'organizzazione del piano degli studi si consiglia soprattutto quanto segue:

a) È conveniente che la dottrina speciale dell'ecumenismo sia insegnata poco dopo l'inizio degli studi teologici, perché gli alunni ricevano una larga conoscenza in materia ecumenica, e sappiamo cosí comprendere le discipline particolari con una visuale piú ampia.

b) Perché lo studio dell'ecumenismo sia svolto con fervore e perché divenga familiare la conoscenza di tutto il movimento ecumenico, si potranno in un secondo tempo utilmente organizzare, all'occasione, delle discussioni con gli studenti. I professori potranno anche con profitto degli uditori assegnare loro argomenti di dissertazione o altri tipi di esercitazioni sull'ecumenismo.

c) Con la dovuta cura sono da scegliersi i libri scolastici e tutto quello che può contribuire a formare gli alunni. Bisogna infatti che questi sussidi pedagogici espongano con fedeltà le opinioni degli altri cristiani in materia teologica, storica, spirituale: cose da non considerarsi assolutamente come avulse dalla vita, bensí radicate nella viva tradizione degli uomini.

d) È di massima importanza che gli alunni da formarsi al sacerdozio o alla vita religiosa, sappiano bene come comportarsi nei futuri rapporti d'indole pastorale con gli altri cristiani; per es. come possano venire loro incontro in determinate necessità spirituali, rispettando in pari tempo la loro libertà di coscienza e la grazia dello Spirito santo in loro.

e) Le biblioteche dei seminari e degli istituti di formazione superiore siano diligentemente fornite di libri e riviste che trattano dell'ecumenismo in generale ed espongono questioni particolari di interesse ecumenico sia per la regione dove si trovano, o sia per lo specifico intento di tali istituti.

 

 

 

IV. COLLABORAZIONE FRA CATTOLICI E ALTRI CRISTIANI SUL PIANO DELLE PERSONE

E DELLE ISTITUZIONI

 

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80. - 1. Alla luce dei principi ricordati sopra e tenendo conto delle condizioni variabili da luogo a luogo, la collaborazione tra gli istituti di insegnamento superiore e i rapporti, a differenti livelli, tra i docenti e gli alunni delle varie chiese o comunità, sono utilissimi non solo allo stesso movimento ecumenico in generale, ma anche in particolare all'educazione ecumenica dei professori e degli uditori.

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81. - 2. Tale collaborazione tra i cristiani negli istituti di insegnamento di grado superiore, può recare notevole profitto agli istituti stessi perché favorisce:

- una conoscenza piú completa della teologia, con speciale riguardo alle discipline annesse all'esegesi e una conoscenza delle altre discipline previste dal programma dell'insegnamento superiore;

- la possibilità di venire incontro alla facoltà accademica stessa con l'uso in comune di libri e biblioteche, con un maggior numero di insegnanti dotati di preparazione qualificata, con la soppressione di certi corsi inutili o duplicati, sempre nell'ambito delle disposizioni date piú avanti;

- l'accrescimento, dove sia necessario, dei mezzi materiali, per es. adattando all'uso edifici, specialmente biblioteche, e aule;

- l'intensificarsi dell'aiuto che tale istituto reca alla società; infatti gli uomini assecondano piú volentieri l'autorità e l'impulso derivante da un'azione comune dei cristiani, piuttosto che le iniziative separate delle singole istituzioni;

- una piú consolidata testimonianza, offerta agli altri cristiani sul provato valore di un'istituzione: testimonianza che gli uomini si aspettano da quel tipo di formazione, oltre al prestigio di dottrina puramente accademico.

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82. - 3. Simile collaborazione e i rapporti abituali con i colleghi di altre comunità cristiane, aprono ogni giorno nuove vie ai professori per le loro ricerche scientifiche, e li aiutano a meglio espletare il loro compito di docenti. Infine gli studenti, già durante tutto il periodo di formazione, possono acquistare in qualche modo una preparazione per le loro future attività ecumeniche e, sotto la guida di professori veramente esperti, imparare a meglio superare le difficoltà di natura intellettuale e spirituale che eventualmente sorgono da un tale genere di relazioni.

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83. - 4. In questa collaborazione si distinguono due categorie:

1) coloro che sono in possesso di titoli accademici o che hanno terminato la loro formazione teologica generale;

2) coloro che non hanno ancora terminato la loro formazione generale.

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84. - 5. Le conferenze episcopali nel redigere il regolamento di formazione sacerdotale in base al decreto "Optatam totius", emanino, secondo quanto sarà stabilito piú oltre, delle norme generali per casi particolari di collaborazione tra i seminari cattolici e quelli degli altri cristiani. Poiché anche gli istituti di formazione dei religiosi possono partecipare a tale collaborazione, i loro superiori maggiori o i loro delegati devono contribuire alla redazione di quelle norme, secondo il decreto "Christus Dominus", n. 35, art. 5 e 6. Se sorgono particolari questioni nell'ambito di un determinato seminario o istituto, l'ordinario di competente giurisdizione dovrà decidere, in conformità alle direttive stabilite dalla conferenza episcopale, quali sono le iniziative che richiedono la sua approvazione, e quali invece sono quelle che ricadono sugli stessi superiori del seminario.

6 - Coloro che sono in possesso di gradi accademici o che hanno ultimato la formazione teologica generale

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85. Si può progredire nel dialogo ecumenico e nell'azione ecumenica creando, con l'approvazione della legittima autorità e secondo le circostanze e le situazioni, centri o istituti ecumenici in vari luoghi e paesi. Questi istituti o, come si suole chiamarli, "centri", vengano eretti separatamente o annessi a qualche facoltà o ancora in collaborazione tra facoltà e università già esistenti. Le strutture e le finalità di tali centri possono essere differenti. Tuttavia, mentre vengono programmate e regolate, è molto opportuno che si tenga presente il problema ecumenico nella sua integrità e totalità d'aspetti.

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 86. - 7. Questi istituti possono distinguersi nei seguenti tipi:

A) Centri di ricerca ecumenica in cui si trattano a fondo questioni teologiche su di un determinato argomento, e che sono orientati verso il dialogo ecumenico mediante lo studio delle fonti, scambi scientifici, e pubblicazioni di scritti.

B) Istituti teologici ecumenici nei quali gli studenti dopo avere compiuto la formazione teologica generale possano dedicarsi appositamente alla teologia ecumenica con corsi speciali e seminari (Seminarwork, Seminar), ecc. Tali istituti o sono destinati a una formazione ecumenica generale - in questo caso abbracciano tutto il problema ecumenico - oppure si consacrano a studi speciali su di una determinata disciplina (per es. teologia delle chiese orientali, dei protestanti, degli anglicani); in questo caso però non è da trascurarsi per nulla una visione d'insieme di tutto il problema ecumenico.

C) Associazioni per lo studio comune di questioni teologiche e pastorali tra i ministri delle diverse chiese o comunità, che si incontrano per trattare insieme gli aspetti teorici e pratici del loro ministero tra i propri fedeli, nonché la loro testimonianza comune nel mondo.

D) Federazioni di università e altri istituti per l'uso in comune di biblioteche o altri mezzi, e per stabilire un legame piú stretto tra professori e studenti per la programmazione dei piani di studio.

 

 

 

8 - Gli istituti "interconfessionali"

 

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87. Secondo le condizioni di tempo e di luogo, gli istituti e i centri ora citati, siano posti sotto la direzione o di soli cattolici o di questi insieme con appartenenti a piú confessioni. Tali istituti comuni sono soprattutto utili dove le chiese e le comunità ecclesiali debbono esaminare insieme certe questioni (per es. l'attività missionaria, il rapporto con le religioni non-cristiane, i problemi dell'ateismo e dei non-credenti, l'uso dei mezzi di comunicazione sociale, l'architettura e l'arte sacra e, in campo teologico, l'interpretazione della Sacra scrittura, la dottrina della storia della salvezza, la teologia pastorale, ecc.); questioni che, idoneamente risolte, possono giovare assai all'unità dei cristiani. La creazione e l'amministrazione di questi istituti di solito deve essere affidata a coloro che li dirigeranno, salvi sempre i diritti della competente autorità ecclesiastica.

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88. - 9. Dove sembrerà opportuno, gli istituti cattolici, a norma del n. 5 di questo capitolo, possono aderire alle associazioni che hanno lo scopo di favorire: il perfezionamento dei metodi di istruzione teologica, la formazione piú accurata delle persone dedite al ministero pastorale, e una maggiore collaborazione tra le istituzioni religiose di educazione superiore. Se si verifica l'unione con tali associazioni, occorre conservare intatta l'autonomia propria dell'istituto cattolico nei settori concernenti l'ordinamento degli studi, la dottrina delle materie d'insegnamento, e la formazione spirituale e sacerdotale degli alunni; in quanto tali settori sono determinati sia dal fine proprio di quell'istituto, sia dalle norme sancite dalla legittima autorità ecclesiastica.

 

 

 

10 - Coloro che non hanno ancora ultimato la loro formazione teologica generale

 

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89. Bisogna specialmente tenere in considerazione i principi del capitolo III, n. 1, ogniqualvolta nella formazione intellettuale degli studenti cattolici si tratta della collaborazione tra essi e gli altri studenti cristiani, e ciò per tutta la durata della loro formazione teologica generale. Infatti questi scambi (derivanti dallo studio comune, dalla preghiera, dall'attività sociale, ecc.) produrranno tanto maggiore frutto quanto piú ciascuno si appoggerà sul fondamento della propria fede e tradizione e sarà convinto degli intenti dell'ecumenismo e della necessità del dialogo ecumenico.

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90. - 11. I seminari cattolici, le scuole di teologia, le case di formazione dei religiosi e religiose, come tali, possono collaborare con gli altri istituti cristiani dello stesso genere. Secondo le varie circostanze di luogo e secondo l'indole propria degli istituti, questa collaborazione può assumere forme differenti quali sono per esempio lo scambio dei professori, il mutuo riconoscimento di certi corsi, federazioni di vario genere, l'affiliazione a qualche università. In tutto ciò si deve badare a conservare l'indole naturale dell'istituto cattolico con il suo diritto di formare i propri alunni e di insegnare la dottrina cattolica, tenendo presente le direttive contenute sotto, al n. 13.

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91. - 12. Tutti gli esperti in materia ecumenica appartenenti ad altre comunità cristiane possono essere invitati dalla legittima autorità a tenere conferenze negli istituti cattolici, anzi a dare alcune lezioni, purché si rispetti l'indole propria di ciascun istituto. Anche i professori cattolici siano ben disposti a fare altrettanto, se ne ricevono domanda.

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92. - 13. Si può permettere agli alunni cattolici di assistere alle lezioni presso istituti, e anche seminari, degli altri cristiani, alle seguenti condizioni. Si deve tener conto:

a) dell'utilità di tali corsi e del loro solido aiuto per la formazione integrale degli alunni;

b) della buona reputazione pubblica, della competenza scientifica e della mentalità ecumenica dello stesso insegnante;

c) della previa preparazione degli alunni;

d) della loro maturità spirituale e psicologica; e soprattutto

e) della natura stessa delle discipline; infatti con tanta piú cautela gli alunni avranno il permesso di assistervi, quanto piú rilevanza otterrà l'aspetto dottrinale della materia. Pertanto mentre la formazione comune o sistematica va impartita da professori cattolici, specialmente in materia di esegesi, teologia dogmatica e morale, gli alunni cattolici possono frequentare le scuole che insegnano le discipline pratiche, come le lingue bibliche, i mezzi di comunicazione sociale, la sociologia religiosa in quanto questa nuova scienza si applica all'osservazione dei fatti, ecc. Gli alunni possono assistere pure a lezioni in quelle discipline di comune utilità, come la storia della Chiesa, la patrologia ecc., benché presentino anche un lato dottrinale; tale assistenza però è lasciata al giudizio dei superiori i quali, come si è detto sopra, devono valutare la preparazione scientifica e spirituale degli alunni. Stabilire tutto questo spetta ai superiori, sentito il parere degli alunni, secondo il regolamento del seminario e le norme date dall'ordinario che ne ha giurisdizione.

Perché tali corsi producano veri frutti, gioverà molto se i professori cattolici acquisteranno un'ampia conoscenza degli scritti, delle opinioni, e della mentalità ecumenica degli insegnanti appartenenti alle altre comunità cristiane, ai corsi dei quali gli alunni cattolici abbiano il permesso di assistere. Ciò si otterrà piú facilmente se avranno spesso contatti con loro e se frequenteranno i loro istituti. Inoltre si consiglia vivamente ai superiori del seminario di avere, periodicamente, colloqui con i professori e i direttori spirituali, per rivedere i programmi di studi, proporre cambiamenti, superare le difficoltà eventuali. Simili incontri e colloqui sono raccomandati pure con i colleghi degli altri seminari cristiani.

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 93. - 14. In diverse parti del mondo, l'organizzazione e i metodi di formazione superiore oggi sono oggetto di seri dibattiti e questioni, e vengono proposte molteplici iniziative per amalgamare i diversi istituti "sulla religione" nelle pubbliche università o in quelle non confessionali. Spetta alle conferenze episcopali, con l'aiuto di persone competenti e di mezzi adatti, giudicare quale parte in tali iniziative sia lecito che i seminaristi abbiano. Nell'esaminare con diligenza il problema, rivolgano particolare cura alla retta e dovuta formazione dei seminaristi e anche degli altri alunni, sia dal lato intellettuale che spirituale, sotto la guida dell'autorità cattolica; in modo analogo siano solleciti dell'attiva partecipazione dei professori cattolici negli stessi programmi di formazione; e infine pongano attenzione perché sia salvaguardata in pieno e con fermezza la libertà di magistero della Chiesa, capace di determinare l'autenticità di dottrina e di tradizione cattolica. Per ricavare abbondanti frutti da tali comuni iniziative, si desidera che alcuni cattolici (laici, chierici, religiosi) davvero competenti nel proprio ramo e nel dialogo ecumenico siano chiamati a far parte del gruppo dirigente dell'università o facoltà.

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94. - 15. Gli altri istituti cattolici che procurano la formazione religiosa degli alunni candidati ai gradi accademici in teologia e di quelli provenienti da altre facoltà, siano retti in base agli stessi principi, ma adattati alle esigenze volute dall'indole propria dell'istituto, dalle condizioni particolari e dal profitto degli studenti. Quanto già detto in merito alla previa educazione religiosa e maturità mentale degli alunni, come pure in merito alla competenza e capacità dei professori, va ugualmente applicato per questi istituti.

Il Sommo Pontefice Paolo VI, nell'udienza concessa il 16 aprile 1970 al cardinale Giovanni Willebrands, presidente del segretariato per l'unione dei cristiani, approvò il presente direttorio, confermandolo con la sua autorità e ordinandone la pubblicazione. Nonostante qualunque cosa in contrario.

 

Roma, 16 aprile 1970.

+ Giovanni card. Willebrands, presidente del segretariato per l'unione dei cristiani.

Girolamo Hamer, O. P., segretario.

 

 

 

 

EV 2

 

N.B. Si raccomanda la consultazione dei testi originali presso il sito della Santa Sede. È inoltre possibile richiedere i documenti presso il sito della Libreria Editrice Vaticana.