A pochi chilometri da Assisi si erge la basilica di Santa Maria degli Angeli, sorta tra il 1569 e il 1679 inglobando l'insieme delle strutture del conventino francescano costruito a ridosso della Porziuncola, toponimo che almeno dal 1045 individuava la zona ai piedi della cittadina (nota piú propriamente come Cerqueto de Portiuncula, a causa della sua collocazione tra le selve). Il nome indicava anche l'antica cappella di Santa Maria degli Angeli che, come narra san Bonaventura da Bagnoregio nella Legenda maior, Francesco scelse a sua dimora perché "in quel luogo erano frequenti le visite degli spiriti celesti". I biografi di Francesco riportano all'unanimità che questo luogo fu amato dal santo piú di ogni altro, tanto che vi scelse di morire e lo raccomandò ai suoi frati come uno dei piú cari alla Vergine.

Vera culla del francescanesimo, la Porziuncola fu sempre il luogo tra i piú sacri della devozione francescana, tanto che papa San Pio V, dopo la conclusione del grande concilio di Trento, decise di costruire una magnifica basilica al fine di offrire adeguata accoglienza alle moltitudini di pellegrini che vi accorrono in occasione della solennità dell'indulgenza del Perdono.

La chiesa, a tre navate, con transetto non sporgente, cupola all'incrocio e abside semicircolare, fu progettata da Galeazzo Alessi e all'esecuzione parteciparono Girolamo Martelli, Giacomo Giorgetti e forse anche Giulio Danti (il Vignola si limitò ad approvare in loco il progetto dell'Alessi). La struttura venne ultimata nel 1679 con la costruzione del campanile destro, cui avrebbe dovuto corrispondere un analogo campanile a sinistra, interrotto poco sopra il tetto della chiesa. I terremoti del 1832 purtroppo fecero crollare la navata centrale sino alla crociera, alcune parti di quelle laterali e la parte superiore della facciata. Si salvarono la cupola, l'abside e le cappelle laterali.

L'edificio fu ricostruito da Luigi Poletti (1836-1840) nelle medesime forme, mentre la facciata, ispirata al barocco romano, con portico e loggia per le benedizioni, venne alzata nel 1925-1930 su disegno di Cesare Bazzani. Sul fastigio venne anche collocata una grande statua della Madonna in bronzo dorato, splendida opera di Guglielmo Colasanti. Cosí l'alta e slanciata cupola dell'Alessi, cerchiata dopo il 1832, emerge oggi nella piana assisiate da qualunque punto di osservazione.

Proprio sotto la cupola si trova il minuscolo oratorio risalente al X-XI secolo, dedicato a Santa Maria degli Angeli o Santa Maria della Porziuncola. Al principio del Duecento la chiesetta, abbandonata ed in rovina, apparteneva ai Benedettini del Subasio. Attorno al 1205, Francesco vi stabilí la sua dimora, la restaurò e vi fondò l'Ordine francescano (1208). Verso il 1209 l'ottenne in uso dai monaci ed è attorno ad essa che furono erette le prime semplici capanne dei frati. Fu questo il luogo dove il santo dimorò piú di frequente, dove accolse Chiara di Assisi (1212) e nel quale si tenne il capitolo detto "delle stuoie" (1221), a cui intervennero piú di cinquemila frati. Qui Francesco morí santamente, steso sulla nuda terra, al tramonto del 3 ottobre dell'anno 1226.

La Porziuncola si presenta come una costruzione rettangolare, semplice e rozza, in sasso policromo del Subasio. I battenti della porta sono del Quattrocento. L'interno è a volta ogivale, parzialmente annerito dal fumo delle lampade. La parte superiore della facciata presenta un affresco (San Francesco implora da Gesú e da Maria la concessione dell'indulgenza del Perdono), di Friedrich Overbeck da Lubecca (1829). Nel fianco destro si vedono i resti di due affreschi del Quattrocento d'influsso senese: Madonna col Bambino in trono e i Santi Francesco e Bernardino. Un'iscrizione ricorda che vi fu sepolto il beato Pietro Cattani (morto nel 1221), secondo compagno di san Francesco. Nella parte posteriore, il Calvario (di cui è andata perduta la parte superiore), affrescato dal Perugino. Nel fianco sinistro si apre una finestrella romanica; all'altare, Annunciazione e storie del Perdono, grande tavola di Ilario da Viterbo (1393), a cui si deve anche la fascia affrescata sulla volta con gli Evangelisti; sulla parete sinistra, si dispiega l'affresco con l'Imago Pietatis. Secondo la tradizione, in questa cappella Francesco ebbe la divina ispirazione di chiedere al Papa l'indulgenza che fu poi detta, della Porziuncola o Grande Perdono. A parlare diffusamente di questa festa è soprattutto il "Diploma" di Teobaldo, vescovo di Assisi.

 

 Interno della Basilica di S. M. degli Angeli

Interno della Basilica di S. M. degli Angeli

 

 

 

INTRODUZIONE AL DIPLOMA DI TEOBALDO

 

 

Il Diploma di Teobaldo, frate minore e vescovo di Assisi, emanato dalla curia vescovile il 10 agosto 1310, rappresenta il punto d'arrivo e il perfeziоnаmеnto formale della documentazione riguardante la complessa vicenda dell'origine dell'Indulgenza della Porziuncola. Per questa sua caratteristica di ufficialità, il Diploma è chiamato anche «canone teobaldino». Il documento, per quanto motivato da preoccupazione polemica contro i detrattori dell'Indulgenza, è impostato con impeccabile rigore narrativo e giuridico, saldamente ancorato alla realtà del momento drammaticamente teso ad evadere dal dilemma «vero-falso» per rifugiarsi nel «vero» dell'Indulgenza.

Per dimostrare la verità oggettiva e storica della concessione dell'Indulgenza a San Francesco vengono considerati tutti gli elementi possibili; viene cosí ricostruito il fondo storico, come un tessuto su cui si possa leggere la trama degli avvenimenti. Ne risulta un quadro perfetto, un dramma vivacissimo nello scenario della tormentata Umbria medievale. Vi spiccano splendidamente le immagini della Vergine Maria (la «carta»), di Gesú Cristo (il «notaio»), degli angeli (i «testimoni»). Dal Diploma si è sviluppata un ampia letteratura, di cui è capostipite il Trattato di frate Francesco di Bartolo da Assisi (precedente il 1334), con i connotati dell'agiografia basso medievale, ricchissima di amplificazioni leggendarie.

Uno studio sulla questione dell'Indulgenza, notevole per estensione e chiarezza, è quello di TEETAERT A., Portiuncole, in Dict. de Théol. Cath., XII/2, Paris 1935, coll. 2602-2611. Piú recente il contributo di PEANO P., con la pubblicazione della Quaestio di Pietro Giovanni Olivi, in AFH 74 (1981), 33-76, e l'interpretazione della «Genesi e propaganda del Perdono di Assisi» di RUSCONI R., in Francesco d'Assisi, Storia e Arte, Milano, Electa, 1982, 159-164. Il testo originale del Diploma tratto dalle Fonti Francescane (Editio minor, Assisi 1986) è stato scoperto nell'Archivio di Stato di Perugia, e pubblicato in Il notariato a Perugia. Mostra documentaria e iconografica per il XVI Congresso Nazionale del Notariato (Perugia, maggio-luglio 1967), Roma 1973, 285-288.

 

 

P. S. La numerazione fra parentesi quadre è quella originale delle Fonti Francescane (Editio minor, Assisi 1986).

 

 Interno della Porziuncola

Interno della Porziuncola

 

 

DIPLOMA DI TEOBALDO

 

 

[3391] Frate Teobaldo, per grazia di Dio vescovo di Assisi, augura a tutti i Fedeli di Cristo che vedranno la presente lettera la salvezza nel Salvatore di tutti.

A motivo della maldicenza di alcuni detrattori che, animati dallo zelo dell'invidia o forse dall'ignoranza, con facce di bronzo parlano contro l'Indulgenza di Santa Maria degli Angeli presso Assisi, siamo costretti a rendere noto a tutti i fedeli con la presente lettera le modalità e le caratteristiche dell'Indulgenza e in quali circostanze il beato Francesco, mentre era in vita, l'ottenne da papa Onorio.

[3392] Il beato Francesco risiedeva presso Santa Maria della Porziuncola, ed una notte gli fu rivelato dal Signore che si recasse dal sommo pontefice Onorio, che in quel tempo dimorava a Perugia, per impetrare una Indulgenza a favore della medesima chiesa di Santa Maria della Porziuncola, riparata allora da lui stesso. Egli, alzatosi di mattina, chiamò frate Masseo da Marignano, suo compagno, col quale si trovava, e si presentò al cospetto di papa Onorio, e disse: «Santo Padre, di recente, ad onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate una Indulgenza conseguibile senza oboli». Il papa rispose: Questo, stando alla consuetudine, non si può fare, poiché è opportuno che colui che chiede un'Indulgenza la meriti stendendo la mano ad aiutare; ma tuttavia, indicami quanti anni vuoi che io fissi riguardo all'indulgenza». San Francesco gli rispose: «Santo Padre, piaccia alla vostra santità di concedermi, non anni, ma anime». Ed il papa riprese: «In che modo vuoi delle anime?». Il beato Francesco rispose: «Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene assolti da un sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno ed all'ora dell'entrata in questa chiesa». Il papa rispose: Molto è ciò che chiedi, o Francesco; non è infatti consuetudine della Curia romana concedere una simile indulgenza». Il beato Francesco rispose: «Signore, ciò che chiedo non viene da me, ma lo chiedo da parte di colui che mi ha mandato, il Signore Gesú Cristo». Allora il signor papa, senza indugio proruppe dicendo tre volte: «Ordino che tu l'abbia».

[3393] I cardinali presenti obiettarono: Badate, signore, che se concedete a costui una tale Indulgenza, farete scomparire l'Indulgenza della Terra Santa e ridurrete a nulla quella degli apostoli Pietro e Paolo, che sarà tenuta in nessun conto». Rispose il papa: «Gliela abbiamo data e concessa, non possiamo, né è conveniente annullare ciò che è stato fatto, ma regoliamola in modo tale che la sua validità si estenda solo per una giornata».

Allora chiamò san Francesco e gli disse: «Ecco, da ora concediamo che chiunque verrà ed entrerà nella predetta chiesa, opportunamente confessato e pentito, sia assolto dalla pena e dalla colpa; e vogliamo che questo valga ogni anno in perpetuo, ma solo per una giornata, dai primi vespri, compresa la notte, sino ai vespri del giorno seguente».

[3394] Mentre il beato Francesco, fatto l'inchino, usciva dal palazzo, il papa, vedendolo allontanarsi, chiamandolo disse: «O semplicione, dove vai? Quale prova porti tu di tale indulgenza?». E il beato Francesco rispose: .Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli angeli siano i testimoni».

[3395] Egli poi, lasciando Perugia e ritornando verso Assisi, a metà strada, in una località che è chiamata Colle, ove era un lebbrosario, riposandosi un po' con il compagno, si addormentò. Al risveglio, dopo la preghiera, chiamò il compagno e gli disse: «Frate Masseo, ti dico da parte di Dio che l'Indulgenza concessami dal sommo pontefice è confermata in cielo». E questo lo riferisce frate Marino, nipote del detto frate Masseo, che lo udí di frequente dalla bocca del proprio zio. E questo frate Marino da poco tempo, verso il 1307, carico d'anni e di meriti, si è addormentato nel Signore.

[3396] Dopo la morte del beato Francesco poi, frate Leone, uno dei suoi compagni, uomo di vita esemplare, cosí come l'aveva udita dalla bocca di san Francesco, e frate Benedetto d'Arezzo, parimenti compagno di san Francesco, e frate Rainerio d'Arezzo, come l'avevano udita da frate Masseo, riferirono attorno a questa Indulgenza molte cose, sia ai frati sia ai laici, molti dei quali sono ancora in vita e attestano tutte queste cose.

[3397] Con quanta solennità poi fu resa pubblica l'Indulgenza, nell'occasione della consacrazione della stessa chiesa da parte di sette vescovi, non intendiamo scrivere se non soltanto quello che Pietro Zalfani, presente a detta consacrazione, affermò davanti a frate Angelo ministro provinciale, a frate Bonifazio, frate Guido, frate Bartolo da Perugia e ad altri frati del convento della Porziuncola: e cioè, che egli era presente alla consacrazione di quella chiesa, che fu celebrata il 2 agosto, ed aveva ascoltato il beato Francesco mentre predicava alla presenza di quei vescovi; che egli aveva in mano una «cedola» e diceva: «Io vi voglio mandare tutti in paradiso, e vi annuncio una Indulgenza, che ho ottenuto dalla bocca del sommo pontefice. Tutti voi che siete venuti oggi, e tutti coloro che ogni anno verranno in questo giorno, con buona disposizione di cuore e pentiti, abbiano l'indulgenza di tutti i loro peccati».

[3398] Pertanto, abbiamo premesso queste cose, riguardo all'Indulgenza, per coloro che ne erano all'oscuro, affinché non siano scusati piú a lungo per la loro ignoranza e soprattutto per gli invidiosi e i detrattori, che in alcune parti si adoperano a distruggere, sopprimere e condannare quello che tutta l'Italia, la Francia, la Spagna e altre province, sia al di qua che al di là dei monti, anzi quello che Dio stesso, ad onore della sua Madre santissima, da cui si intitola l'Indulgenza, con frequenti ed evidenti miracoli, quasi ogni giorno magnificano, glorificano e diffondono. In quale modo essi potranno, con i loro perversi ragionamenti infirmare ciò che da tanto tempo dura in tutta la sua forza e vigore, davanti a tutta la Curia romana? Infatti, lo stesso signor papa Bonifacio VIII, anche ai nostri giorni, ha inviato a questa Indulgenza alcuni rappresentanti ufficiali, perché la predicassero solennemente in suo nome, nel giorno del perdono. Inoltre, anche alcuni cardinali, venendo di persona a questa Indulgenza, nella speranza di conseguire il perdono, con la loro presenza l'approvarono come vera e certa.

[3399] A testimonianza e in fede di tutto ciò, abbiamo inviato questa lettera munita del nostro sigillo.

Dato in Assisi, nella festa di san Lorenzo dell'anno del Signore 1310.

 

 

 

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Il 2 agosto 1216, dinanzi ad una grande folla, Francesco, alla presenza dei vescovi dell'Umbria, promulgò il Grande Perdono, per ogni anno, in quella data, per chi, pellegrino e pentito, avesse varcato le soglie di quel venerato luogo. Questa particolare indulgenza può essere ottenuta, per sé o per le anime dei defunti, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno e per tutto l'anno in quel santo luogo. Chi non avesse la possibilità di recarsi alla Porziuncola può ottenere l'indulgenza una volta sola, dal mezzogiorno del 1º agosto alla mezzanotte del giorno seguente, 2 agosto, visitando una qualsiasi altra chiesa francescana, basilica minore, chiesa cattedrale o parrocchiale (incluse dunque le cappellanie militari canonicamente erette dall'Ordinariato e perciò equiparate alla parrocchia).

 

L'indulgenza del Perdono di Assisi può essere ottenuta alle seguenti condizioni:

«§ 1. Per ottenere l'indulgenza plenaria, oltre l'esclusione di qualsiasi affetto al peccato anche veniale, è necessario eseguire l'opera indulgenziata [visita alla Porziuncola o alle altre chiese indicate] e adempiere le tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

§ 2. Con una sola confessione sacramentale si possono acquistare piú indulgenze plenarie; invece, con una sola comunione eucaristica e una sola preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice si può acquistare una sola indulgenza plenaria.

§ 3. Le tre condizioni possono essere adempiute parecchi giorni prima o dopo di aver compiuto l'opera prescritta; tuttavia è conveniente che la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice siano fatte nello stesso giorno, in cui si compie l'opera.

§ 4. Se manca la piena disposizione o non viene eseguita totalmente l'opera richiesta e non sono poste le tre condizioni, l'indulgenza sarà solamente parziale, salvo quanto è prescritto nelle norme 24 e 25 per gli "impediti".

§ 5. Si adempie pienamente la condizione della preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, recitando secondo le sue intenzioni un Padre nostro ed un'Ave, Maria; è lasciata tuttavia libertà ai singoli fedeli di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione di ciascuno» (cfr. Enchiridion Indulgentiarum, norma 23).

 

L'invito non può essere che quello di rendere fruttuoso questo grande dono che il Signore ci ha dato per mezzo del Santo di Assisi; dono che manifesta ancora una volta lo sconfinato amore che nutre per ognuno di noi.