Fra' Nicola da Gesturi, al secolo Giovanni Medda (1882-1958), è l'ultima figura francescana, in ordine di tempo e vissuta a Cagliari, a raggiungere la gloria degli altari, dopo San Salvatore da Horta (1520-1567) frate Minore, e Sant'Ignazio da Laconi (1701-1781) cappuccino.

Giovanni Medda nacque il 5 agosto 1882 a Gesturi (Cagliari), Arcidiocesi di Oristano, sesto dei sette figli di Giovanni Medda e Priama Cogoni Zedda, di umili condizioni sociali ma onesti e religiosi. A quattro anni, nel 1886, ricevette la Cresima. La famiglia purtroppo ebbe a soffrire il lutto e la miseria; Giovanni aveva appena cinque anni quando morí il padre e tredici anni quando morí la madre. Il ragazzo allora venne affidato al suocero di sua sorella, Rita, che lo accolse come servo, senza paga alcuna, ricevendo solo alloggio e sostentamento. Cosí Giovanni trascorreva le sue giornate tra il lavoro dei campi e la custodia del bestiame.

Morto il padrone, Giovanni venne accolto in casa della sorella, dove fu servitore puntuale ed onesto. Dopo le prime classi elementari iniziò per lui la vita del contadino. A 14 anni, il 18 dicembre 1896 Giovanni Medda ricevette la prima Comunione e si distinse sempre per una vita di orazione non comune. Anche dal cognato per il quale lavorava, non volle ricompensa in denaro, accontentandosi del vitto e dell'alloggio.

Trascorsero cosí diversi anni quando Giovanni, che aveva 29 anni, nel marzo 1911, con lettera di presentazione del parroco di Gesturi, entrò nel convento cappuccino di S. Antonio in Cagliari, in qualità di terziario oblato. Dopo due anni, il 30 ottobre 1913 poté entrare in noviziato. Gli fu cosí imposto il nome di fra' Nicola. Qualche mese dopo, fra' Nicola da Gesturi, fu trasferito nel convento di Sanluri, dove superato l'anno di noviziato emise la prima professione religiosa. Venne inviato nei conventi di Sanluri (CA), Sassari, Oristano, Cagliari e di nuovo a Sanluri, dove era addetto alla cucina, benché non riscuotesse in ciò il favore dei confratelli. Nel 1924 venne trasferito a Cagliari con l'incarico di questuante.

Fu cosí che per 34 anni egli svolse questo delicato compito con tenacia e pazienza, percorrendo spesso a piedi, con ogni tempo, l'intera città e i suoi sobborghi, chiedendo la carità in nome di San Francesco, sempre con le stesse parole, sia quando riceveva offerte per le necessità del convento e per la carità francescana, sia quando riceveva offese e ingiurie, talvolta pesanti. Dopo i primi tempi, fra' Nicola non chiese piú nulla, perché i cagliaritani avevano compreso che quel silenzioso e umile frate era una persona fuori del comune e le offerte in denaro o in natura, a quell'uomo arso dall'amore di Dio, arrivavano spontaneamente.

Man mano che gli anni passavano la sua figura divenne sempre piú popolare a Cagliari e perfino nei paesi vicini. Molti lo avvicinavano per chiedere consigli e preghiere; lo invitavano ad entrare in casa e negli ospedali, per dare conforto agli ammalati. Non furono rari i casi di guarigione che ne accrebbero la fama. Egli era diventato l'amico e il confidente di tutti e la sua era diventata ormai una presenza essenziale, soprattutto per i poveri che visitava spesso.

Durante la Seconda guerra mondiale, la città di Cagliari fu una delle piú bombardate. Molti se potevano se ne allontanavano e anche i frati del convento furono trasferiti altrove, meno quattro, fra i quali il Superiore e fra' Nicola che preferí restare là dove maggiore era il bisogno. Molti furono accolti, curati e sfamati da fra' Nicola ma la sua opera non fu circoscritta al convento, andò sempre in soccorso degli innumerevoli bisognosi che si erano rifugiati nelle tante grotte sparse per la città. Dopo ogni bombardamento egli fu tra i primi ad accorrere sui luoghi colpiti per portare il suo aiuto. Per i cittadini di Cagliari egli divenne un motivo di speranza. «Bisogna pregare - diceva - per quelli che muoiono in peccato mortale». Il silenzio fu una sua caratteristica, tanto da essere definito che come "frate Silenzio". Un silenzio che interrompeva solo per parlare di Dio.

Il 1º giugno 1958, stremato nel fisico, si presentò al Padre Guardiano e gli disse: "Padre non ne posso piú" e chiese di essere esonerato dalla questua. Il Superiore intuí che quelle insolite e gravi parole indicavano come vicina la fine di fra' Nicola. Il giorno dopo fu ricoverato in clinica e operato d'urgenza ma tutto fu inutile, dopo quattro giorni, ricevuta l'unzione degli infermi e il Viatico, rese l'anima a Dio. Era l'8 giugno 1958 e aveva 76 anni.

La fama della sua santità, davvero paragonabile a quella di Ignazio da Laconi, era tale che i funerali videro l'imponente partecipazione del popolo: decine di migliaia di persone di ogni ceto sociale, resero omaggio alla sua salma e i funerali di quel 10 giugno furono un'apoteosi. Dal 1966 al 1971 si tenne il primo processo diocesano seguito dal processo sul miracolo (super asserto miro). Il 6 giugno 1980 i suoi resti furono traslati dal cimitero cittadino e tumulati nella cappella dell'Immacolata della chiesa di S. Antonio attigua al locale convento dei Cappuccini. Fu beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999. La memoria liturgica è l'8 giugno e - al pari di quella di Sant'Ignazio da Laconi - registra sempre un concorso popolare straordinario.