Il 31 gennaio 1998 è deceduto P. Giovanni Brevi, della Provincia Italiana Settentrionale della Compagnia di Gesù, il mitico e leggendario cappellano della Julia, Corpo degli Alpini; uno degli ultimi reduci dell'Armir a tornare in patria nel 1954, dopo 12 durissimi anni di prigionia nei gulag di Stalin.

Nato il 24 giugno 1908 in terra bergamasca e trasferitosi poco dopo con la famiglia in Piemonte, entrò giovane nella scuola apostolica di Albino, fece la Prima Professione il 24 settembre 1928 e fu ordinato Sacerdote il 17 luglio 1934. Due anni dopo l'Ordinazione partì per gestire un lebbrosario nel Camerun. Nel 1941 venne richiamato in Italia e fu inviato al fronte come cappellano militare.  

In Albania e in Grecia ebbe una decorazione per l'eroismo dimostrato nell'assistere i feriti e nel ricuperare i morti. Nella campagna di Russia fu sempre a fianco dei suoi alpini dove vide la disfatta del Corpo d'armata italo-tedesco sul Don. Venne fatto prigioniero il 21 gennaio 1943 a Stalino, dopodiché conobbe ben 37 gulag sovietici, dalla Siberia al Mar Nero. Dei 1500 uomini del suo battaglione, appena cinque rientreranno dalla prigionia. Nei campi di concentramento, P. Brevi mostrò la sua tempra e la sua fede. Fu vicino ai sofferenti e ai moribondi, seppe far fronte alla "rieducazione" comunista e stalinista e spesso protestò in difesa dei prigionieri. Un rischio non indifferente e a causa del quale subì tre processi, nell'ultimo dei quali venne condannato a 30 anni di lavori forzati.

Piccolo di statura ma di carattere forte ed indomito, lo chiamarono Il piccolo grande prete e Ghandi, per i frequenti scioperi della fame che, nonostante il ridotto vitto di pura sopravvivenza, si imponeva per veder riconosciuti ai compagni di prigionia i più elementari diritti umani e a se stesso quello di svolgere la missione di conforto religioso a favore dei reclusi di ogni fede e nazionalità. Sarà per loro il prete del no, il ribelle ostinato alle angherie e ai soprusi.

Perdute per cinque anni le sue tracce, P. Brevi, nel 1954, dopo la morte di Stalin, venne graziato e poté ritornare in Italia, dove continuò a servire la Chiesa nell'ambito militare, come cappellano della Guardia di Finanza. Scriverà un commovente e suggestivo diario della sua prigionia che è anche una testimonianza delle atrocità indescrivibili subite da decine di migliaia di prigionieri di guerra nei gulag sovietici.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal Diario di P. Brevi...